Il cielo è pieno di stelle.
Non le abbiamo mai viste, ma questo ci sussurrano gli anziani, e noi ci crediamo.
Molto tempo prima che nascessimo hanno iniziato a sparare le polveri che rendono il cielo opaco e filtrano la radiazione solare. Unica soluzione per fermare il surriscaldamento senza spegnere le ciminiere, hanno detto i nemici storici degli ambientalisti quando sono diventati ambientalisti. Ciò che estinse i grandi rettili, ci garantisce la possibilità di restare.
Va bene così. Del resto, capita a tutti di fare un colpo di tosse ogni tanto.
Se alziamo gli occhi, lo sguardo si smarrisce nel grigio: grigio chiaro di giorno, quasi nero di notte. Tutto compatto e uniforme. Niente stelle. Niente corridoi verticali lunghi anni luce. Qualcuno non li sa nemmeno immaginare.
Ma noi sappiamo che ci sono, e che sono esattamente così come ci hanno raccontato: il Grande e il Piccolo Carro, Orione con la spada e la sua nebulosa, le Pleiadi, la scia della Via Lattea, Aldebaran rossastra, Sirio bianca, Vega azzurrina.
E i pianeti, eternamente in corsa sulla stessa linea.
Percepiamo il messaggio silenzioso, il lontano richiamo gravitazionale.
Sappiamo dell’esistenza di un codice che, oltre la schermatura, continua a pulsare.
E se chiudiamo gli occhi, l'opacità scompare: le vediamo.