blog di Carlo Cuppini

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domenica 22 novembre 2020

La casa brucia (favola della lunga notte)

 LA CASA BRUCIA

favola della lunga notte



In camera da letto c’è un incendio.

Per questo il Padre ci ha vietato di andare in bagno a fare cacca e pipì. Il bagno è dall’altra parte della casa, ma il fuoco potrebbe essere ovunque, il fuoco ha propaggini mute e invisibili, perfino immateriali. Così dice il Padre. In bagno potremmo prendere fuoco senza nemmeno avvedercene. E poi, uscendo, potremmo incendiare un fratello o una sorella inavvertitamente, e saremmo maledetti per sempre.

La camera brucia. Per questo il Padre ci chiede di gettare secchiate d’acqua sulla parete del salotto, e anche fuori dalla finestra, e sul vialetto davanti a casa.

Se uno di noi infrange il divieto e va comunque nel bagno – non potendo trattenere i bisogni, o provando vergogna a farli davanti a tutti – o se non getta acqua con sufficiente zelo, il Padre lo sgrida e lo punisce.

Ogni tanto qualche componente della nostra numerosa famiglia entra in camera da letto per cercare qualcosa, o soltanto per distrarsi un momento, e allora - per qualche ragione - non esce più dalla stanza.

Il risultato è che il Padre è sempre più nervoso. E ora ci proibisce anche di andare in cucina per mangiare un cracker se ci viene fame. E di uscire in giardino per annaffiare il ciliegio, o prendere una boccata d’aria.

Adesso ci chiede di moltiplicare gli sforzi per tirare secchiate d’acqua anche sul pavimento dello studio, e sul lampadario.

Nostro Padre è pazzo. Ci obbliga a fare cose insensate mentre la casa brucia. Così dice Simone. Dice che quando avremo quattordici anni capiremo che non era saggio, giusto e onnipotente come abbiamo creduto. E che non aveva sempre ragione. Dice che allora lo vedremo come un piccolo uomo frustrato, incapace e brutale, che ha fatto pagare la sua inettitudine ai figli. Dice che allora proveremo il desiderio di offenderlo, di riscattarci, di scappare di casa, sperando di diventare uomini e donne liberi e onesti altrove. O di vederla bruciare, insieme alla rabbia che proveremo.

Simone dice anche che c’è un signore molto ricco che vuole comprare la nostra casa. Che sta alla finestra a guardare. Che un giorno, quando in un modo o nell’altro l’incendio sarà terminato, comprerà la casa per due soldi, perché a quel punto non varrà più niente. E ci butterà per strada.

Nei sogni uccido Simone a sassate, liberandomi dall’angoscia e dall’umiliazione. Riscatto l’onore del Padre che lui infanga, mi sento più sollevato via via che vedo scorrere il suo sangue e la vita lo abbandona.

Ecco. Un’altra sorella è entrata in camera da letto, ormai da cinque minuti, e non ne è ancora uscita. Quando ha varcato la soglia mi è sembrato di sentire un flebile grido. Ma siamo troppo impegnati a obbedire agli ordini del Padre per darci pensiero, o andare a controllare.

Il Padre ha detto che le cose non vanno bene, che il fuoco divampa, che la situazione è molto grave. Dice che per forza qualcuno deve essere andato in bagno mentre lui non guardava. Se non facciamo il nome, la punizione toccherà a tutti noi. Ma nessuno di noi ha visto un fratello o una sorella disobbedire.

Noi obbediamo al Padre. Perché il Padre sa tutto. Perché il Padre è il più forte, e ci offre la sua protezione. Perché il Padre ha ragione.

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