blog di Carlo Cuppini

blog di Carlo Cuppini



domenica 30 luglio 2023

20 libri che ho letto nella prima metà del 2023

Nota: dove sta scritto “per ragazzi” significa che nelle librerie si trova in quel reparto; per me, non starei a fare differenze.
Neil Gaiman, Coraline (per ragazzi)
Gaiman è un mostro sacro della letteratura fantastica e Coraline è forse la sua fiaba più iconica e, oserei dire, riuscita. Non si può non averla letta, o almeno non avere visto il film, perbacco! La storia è bellissima, ha una forza onirica e quasi archetipica, senza rinunciare a una certa qual leggerezza dark simile a quella di Tim Burton. Il fatto che sia raccontata in volata (è un racconto, piuttosto asciutto in effetti, e il film è molto più ampio e dettagliato del libro) non la penalizza, anzi ne aumenta il fascino e il mistero. Molto è affidato all’immaginazione; ma l’immaginazione è sapientemente guidata.
Davide Morosinotto, Il rinomato catalogo Walker&Down (per ragazzi)
C’è molto mestiere, molta abilità affabulatoria. C'è anche molta "maniera", per così dire. Non è per forza un male, ma per tutta la prima parte mi sono chiesto perché mai leggere un libro alla Tom Sayer se si può leggere Tom Sawyer. Poi comunque mi sono goduto la lettura, l’avventura, l'accuratezza del linguaggio, il carattere del personaggio femminile, soprattutto.
Sally Nicholls, Il grande caos dei telefoni (per ragazzi)
Delizioso. Una fiaba moderna ispirata a un fatto realmente accaduto che con grazia e levità tocca i nervi tesi del nostro tempo balordo. Illustrazioni splendidamente “inattuali” di Naida Mazzenga. (Ho la presunzione di pensare che abbia qualche grado di parentela con il mio “Il mistero delle meraviglie scomparse”; o almeno che, se si conoscessero, avrebbero delle cose da dirsi e si starebbero simpatici.)
Marianna Balducci, L’ammiraglio si è preso il cielo (per ragazzi)
Capolavoro in versi, illustrazioni e “pezzi di cielo” della strabiliante Marianna Balducci. Dovrebbe essercene una copia in ogni casa, in ogni classe, in ogni biblioteca, in ogni ospedale, in ogni sala d’aspetto. E anche a Palazzo Chigi e al Quirinale, dieci copie.
Fabrizio Silei e Ariela Rizzi, Hikikomori (per ragazzi)
Fabrizio Silei è ineguagliabile, che scriva per bambini, per ragazzi, per adulti, o che disegni, o che inventi e costruisca. La sua voce è una colonna robusta. La voce di Ariela Rizzi è nuova, fresca, coraggiosa e penetrante. Non so dove inizi una e dove finisca l’altra, per la verità. Forse non c’è propriamente un confine. La storia è potente, dolente, terribile ma anche normale, come è normale la terribilità. Ci si casca dentro. Si interrompe a fatica la lettura, la sera. Parla di quello che indica il titolo. E anche del suo contrario.
Veronica Tomassini, L’inganno
Difficile da leggere (per me), difficile parlarne. La storia si sviluppa, o meglio si avviluppa, tornando sempre su se stessa, sprofondando nelle spire della psiche, con sofferenza, maniacalità, ineluttabilità. La storia rimbalza tra gli estremi dell’estasi e della dannazione, del solipsismo e del (mancante) amore. L’io si appiccica dappertutto, alla parole, ai ricordi, ai luoghi. L’anti-io, che siano gli altri o che sia Dio, sfugge da tutte la parti, lasciando sprofondi e vuoti che risucchiano. Tutto buio, tutta luce. Non è la storia che si avviluppa in realtà (quella è quasi inesistente): ma il sentire, che si strappa a se stesso per farsi pensiero ricorsivo; e il pensiero, che si salva dalla propria disperata ricorsività facendosi stile.
Michael McDowell, Blackwater I e II
Già prima di aprire il primo libro ero un fan sfegatato della saga. Andavo in giro con le pins attaccate alla camicia e avevo appeso il poster in camera. Ne parlavo. Prodigi di un marketing perfetto (a partire dall’indicazione dell’autore di smembrare in sei volumetti da 10 € un unico romanzone che potrebbe costare 28 €). Mi sono fermato al secondo libro. Sicuramente gli altri quattro saranno straordinari. Mi fido. Hi messo le pins in un cassetto.
Astrid Lindgren, Ronja. La figlia del brigante (per ragazzi)
Una fiaba potente, in certe parti strampalata, della mamma di Pippi Calzelunghe. Una bellissima celebrazione della natura, della libertà, dell’indipendenza, dell’amore come forza selvatica e salvifica, dell’avventatezza necessaria a liberarsi dalle catene materiali e immateriali. Mi ha fatto versare qualche lacrima. Oppure era la pioggia, che in molte pagine scroscia sul vivido bosco dei briganti.
J.K. Rowling, Il maialino di Natale (per ragazzi)
Quanto alla Rowling, su Harry Potter io e Maia ci troviamo abbastanza d’accordo; su questo libro ci siamo divisi: a lei è piaciuto moltissimo, a me per niente, o quasi. Non è detto, comunque, che il suo parere di decenne non valga molto più del mio.
C.S. Lewis, Il leone, la strega, l’armadio - Libro secondo delle Cronache di Narnia (per ragazzi)
È un classico, ha la forza dei classici, i limiti preziosi e irrinunciabili di certi classici, quando gli autori non erano granché condizionati dalle ragioni del marketing: va letto. Possibilmente prima di vedere il film (o anche evitando proprio di vederlo).
Alice Keller, Fuori è quasi buio (per ragazzi, ma per modo di dire)
Che bello. Che brava, Alice. Così verosimile, così straniante, così toccante, questa storia… Si colloca con assoluta semplicità nel punto di incontro tra il fiabesco e il verosimile, con una perfetta coerenza tra lo stile e la storia. Due fratelli, in giro per il mondo da soli, il piccolo un po’ strano, parecchio strano. Il grande lo protegge, ma come può proteggere un ragazzino. Si trovano continuamente sul bordo del mondo, sul filo della fine del mondo, e nessuno se ne accorge, neanche loro. Perché tutto sta nell’andare avanti, ancora un giorno. Ogni giorno.
Marco Sensi, Per forza di cose
Ho benedetto l’editore Luigi Balsamini che me lo ha inviato, perché è un romanzo tanto semplice quanto prezioso: prezioso perché semplice. Quella semplicità è il coperchio di una scatola: lo sollevi e trovi il mondo prima del boom economico, quello dei nostri (almeno dei miei) nonni, le cui propaggini sono arrivate fino alla nostra (almeno la mia) infanzia; e che forse, in qualche sperduta campagna, non sono mai del tutto scomparse. Quei demoni, quelle credenze, quelle feste, quegli odori, quei rituali, quel genere di fatica, di bestemmie, di amori, di destini, di terrori… Non siamo niente senza conoscere le nostre radici; e queste radici - quelle che affondano nella storia piccola, terrosa, umidiccia, odorosa, che non è scritta nei libri - sono forse le più importanti. Ti fanno essere di più, e meglio, quello che sei.
Sara Marconi, Le tre case (per ragazzi)
È una bella storia, è una bella protagonista, ha una bella voce (narrante), ci sono delle belle pagine. Lascia delle belle e buone impressioni, frizzanti, con qualche venatura di malinconia. C’è l’intensità di vicende autobiografiche - verrebbe da pensare - trasfigurate. Però, se devo dirla tutta, ho avuto l’impressione che non tutto funzioni come dovrebbe.
Nadia Terranova, Nel cortile della fate (per ragazzi)
Un piccolo racconto che ridà vita a una piccola leggenda antica, sulle fate, le streghe, l’inquisizione. Il messaggio potrebbe essere letto come molto attuale. La scrittura sapiente vale il viaggio (a Palermo). E il libro, come oggetto materiale, con le belle illustrazioni di Simona Mulazzani, è una chicca da tenere esposto sullo scaffale, perché quel gatto nero ci guardi.
Pieralberto Valli, L’irrilevanza del vero
Un racconto poetico, filosofico e politico, che mentre ci culla con l’impressionismo musicale e la ricercatezza dello stile, ci tira anche una coltellata. Valli va sempre al cuore delle questioni (del nostro tempo) in modo molto netto: qui, la post-verità (esistenziale), la digitalizzazione (dell’anima), la deportazione universale (nel regno dell’insensato), lo smarrimento (finale), la scelta (ancora, e sempre, possibile).
Dino Buzzati, 60 racconti
Dovrei dire due parole su ciascuno di essi? Nell’impossibilità di farlo, dirò solo che avevo deciso di passare il resto dell’anno a rileggere tutto Buzzati, e nient’altro. Poi mi sono dato una calmata. “Sette piani” va letto per forza, nell’epoca postpandemica. L’avesse scritto oggi, quel racconto, lo avrebbero linciato che neanche Agamben.
Ada D’Adamo, Come d’aria
Ne ho già scritto. È un libro bellissimo e necessario, tenue, potente, ma soprattutto vero. Non perché racconti una storia vera – la tragica storia dell’autrice, deceduta -, ma perché, davanti a lettore, chiama in causa la verità: il coraggio di dirla a noi stessi, ai nostri cari, agli altri. Quella raccontata è la verità del dolore, ma anche dell’amore, della rabbia, della speranza, quella vera, che sta in fondo alla disperazione, e provoca lacrime, non sorrisi. Ma il richiamo vale per qualunque genere di verità che dia forma alla vita. Non c’è buono e cattivo, non c’è meglio o peggio: c’è la vita, fino all’ultimo, e oltre.
Non so se il testo, in sé, meritasse di vincere il Premio Strega, rispetto alle altre opere finaliste (che non ho ancora letto). Di sicuro merita di essere letto. Per me è stato una lezione.
Bernardo Zannoni, I nostri stupidi intenti (non per ragazzi)
Formidabile questa faina che racconta la sua formazione crudele. La prima parte forse è più convincente rispetto alla seconda; ma è un esordio eccezionale, meno male che il giovanissimo Zannoni lo ha scritto, ci ha fatto un gran regalo; e non c’è da fare tanto i criticoni. Il nonno di questo libro è il bellissimo e crudelissimo “Bambi. Una vita nel bosco” di Felix Salten (che a sua volta non era un libro per ragazzi); il suo zio è “Volpe 8” di George Saunders, fiaba folle e geniale, anch’essa pessimista e crudele.
Sally Rooney, Persone normali (audiolibro)
Un’altra bravissima scrittrice irlandese. (Ma che danno da mangiare ai bambini, a quelle latitudini)? Per la verità, all’inizio continuavo a chiedermi se fosse un bel romanzo di formazione, o un Harmony scritto bene, o una versione proletaria di “Cinquanta sfumature di grigio”, o un pronipote del giovane Holden. Poi (per fortuna invecchiando il mio senso critico non ha più la tenuta di una volta), mi sono semplicemente fatto portare e ho goduto di questo romanzo, di questo stile, di questa storia, di questi personaggi, dei loro dialoghi, delle loro turbe psichiche, delle loro scopate. Mi sono anche fatto qualche pianterello, non so perché. Al di là di tutto, il libro chiama in causa l’autenticità dei sentimenti. La necessità di tornare costantemente in contatto con quell’autenticità, e con la sua fonte. Che a ben guardare è una cosa niente affatto ovvia, anzi abbastanza sconvolgente e paurosa – quella fonte, solitamente oscura –, e portatrice di probabili sconvolgimenti psichici e materiali.
R.J. Palacio, Wonder (per ragazzi e non per ragazzi) (audiolibro)
L’autrice voleva fare un miracolo, e secondo me ci è riuscita: raccontare la vicenda di un bambino con una gravissima deformazione facciale che esce dall’abbraccio protettivo della famiglia per avventurarsi nel mondo, accettando di iniziare a frequentare la scuola media. Il miracolo è riuscire a raccontare questa storia piena di sofferenza, traumi, bullismo e frustrazione - ma anche incrollabile voglia di vivere e forza interiore - con gli occhi del protagonista (e delle persone che gli stanno attorno, che a turno prendono la parola) rivolgendosi a lettori (anche) bambini e ragazzini. Senza respingerli, senza traumatizzarli, e senza ingannarli con una retorica omissiva e zuccherosa. Il romanzo è a tratti scabroso, brutale, dice le cose come stanno, ma mai rischia di perdere il lettore, fosse anche un ragazzino o un bambino, o di “offenderlo”. Si può criticare tutto di questo libro, a partire dallo stile molto “americano” (del resto l’autrice è statunitense), da alcune formule da scuola di scrittura creativa, o dalla retorica che affiora nel finale (ma solo lì): ebbene, pur sempre di un miracolo si tratta. E non è che i miracoli si trovino al mercato. Anche qui mi sono fatto dei bei pianti (poiché ascoltavo l’audiolibro, i pianti me li sono fatti - a tradimento - proprio mentre pranzavo, e per poco non mi sono strozzato con l’insalata. Tanto per dire).
E voi? Che avete letto, di bello, di brutto, di così così?
PS. Non posso mostrarvi la copertina dell’Ammiraglio…, perché l’ho prestato, ed è un gran peccato. Né quella dell’Irrilevanza… perché l’ho letto in digitale; ma a breve sarà a casa mia anche in forma cartacea, comme il faut.
PPS. A voler fare bene dovrei indicare anche gli editori. Ma... se vi interessati, quelli cercateli voi.