blog di Carlo Cuppini

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sabato 21 ottobre 2023

Quello che avverrà

"Abbiamo subito il più grave attacco della nostra storia. Centinaia di persone innocenti sono state uccise, torturate, rapite. Migliaia di persone sono state minacciate, terrorizzate, umiliate.

Abbiamo risposto con durezza.
Abbiamo ucciso migliaia di persone, centinaia di bambini, colpito chiese, ospedali, bloccato ambulanze, terrorizzato un intero popolo.
Ed è stato soltanto un preliminare gettato dal cielo.

Questa notte scatterà l’invasione di terra, con carri armati e soldati istruiti per sparare a qualunque cosa si muova. Come è avvenuto in passato.
Migliaia e migliaia di persone cesseranno di vivere. Donne, donne incinte, donne anziane, bambine. E uomini, anziani, ragazzi, bambini.
Famiglie saranno distrutte.
Tutto sarà distrutto, e il fuoco laverà l’offesa, il dolore sopravanzerà di molto il dolore.

Invece no: non ci sarà l’invasione.
Adesso, davanti alle telecamere, davanti al popolo a cui appartengo, davanti ai nostri aggressori, davanti al mondo intero, io ordino di bloccare ogni operazione.
Quello che avverrà questa notte sarà la demolizione di un muro: quello che abbiamo eretto tra noi e i nostri nemici, tra un popolo e noi che siamo i suoi nemici.
Domani mattina chi oltrepasserà quel confine non più materiale non troverà la morte: troverà nel deserto un tavolo, e noi seduti da un lato, disarmati, con la fronte distesa, le mani vuote; e altrettante sedie che attendono di essere occupate. E cibo. E doni.

Ci hanno chiesto di scendere a un piano dove non c’è traccia dell’umano.
Ci hanno chiamati a essere non uomini ma demoni, rispondendo all’uccisione con l’uccisione, all’odio con l’odio, all’inferno con l’inferno. E per due settimane ci siamo lasciati trascinare. Siamo andati in un luogo dove, guardandosi allo specchio, non vediamo più i nostri volti, ma teschi dalle orbite vuote, pieni di fiamme che non smettono di consumare.
Noi non spareremo più un colpo. Noi non uccideremo un bambino, un uomo, una donna. Non uccideremo un terrorista, un soldato.
Noi non uccideremo.

Ci hanno chiesto di insegnare ai nostri figli la furia che segue l’orrore.
Noi insegneremo ai figli un’altra cosa.
Davanti agli occhi spalancati dei figli, noi risponderemo alla violenza con più democrazia.
Risponderemo alla ferocia con più giustizia.
Risponderemo al crimine con più legalità.
Risponderemo all'oltraggio con più dignità.

Risponderemo all’odio con il perdono.
Non un perdono che offriamo, ma un perdono che chiediamo.
Lo chiediamo a milioni di bambini che abbiamo costretto a una vita indegna di essere vissuta; a milioni di donne e uomini a cui abbiamo inflitto sofferenze ingiuste, se mai potesse esistere una sofferenza giustificata; a un popolo che abbiamo vessato, segregato, depredato, sfruttando la nostra posizione di maggior potere, sicuri di restare impuniti e di poter impedire qualunque reazione.
Noi chiediamo perdono ai nostri cuori, per averli pietrificati.
Noi rispondiamo alla guerra con la pace, e dismettiamo la guerra dai nostri cuori.

È un rischio, sarà pericoloso, come è pericoloso vivere.
Ma, mentre ogni altra opzione sarebbe paura, debolezza e miseria, questa è la sola opportunità di conoscere la forza, di farci espressione della grandezza umana. E non vale la pena vivere nella miseria. Non costringeremo un popolo, il nostro, a vivere di questa miseria.
Domani cercate la guerra nei nostri cuori, provate a suscitarla con ogni mezzo a disposizione: non ne troverete i sentimenti, le forme, gli intenti, le azioni, le munizioni. Non ne troverete le parole.

A chi dice che il nostro Dio vuole la guerra, a chi si appella al Dio degli Eserciti e delle Nazioni, noi diremo che quel Dio ha fatto il suo tempo: la sabbia ha ricoperto per intero il suo corpo ingombrante, il suo nome è scomparso dal nostro orizzonte.
E se quel Dio manderà i suoi Angeli in tuta mimetica e mitra a popolare i nostri sogni, per redarguirci, noi grideremo forte per svegliarci da quei sogni. E frastornati andremo nel deserto, di nuovo nella terra di nessuno, e aspetteremo lì, senza cibo e senza acqua, finché Dio non ci rivolgerà una parola nuova.

Ho concluso."