blog di Carlo Cuppini

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giovedì 19 novembre 2020

The Big One (Uno splendido domani)

THE BIG ONE

(Uno splendido domani)


Mentre le agenzie mettono a punto i dettagli del Grande Reset, e governi, attori economici e media - nel loro piccolo – edificano in fretta (a volte con una tenera inconsapevolezza) le strutture, le infrastrutture e le sovrastrutture del mondo a venire… la natura, l’arte, il sacro, continuano a parlare una lingua selvaggia e autoctona, che non ha punti di contatti con quella del potere: perché in ogni sua sillaba rivela la discendenza dalla parola originariamente assente: il silenzio. Una lingua destinata a scomparire definitivamente dalla percezione di chi non avrà orecchie che per le parole validate per un utilizzo all’interno del condominio dell’omologazione.

Oggi nel mio intimo cresce una paura: che covid-19 non sia quel Big One, arrivato dopo tante pandemie mancate, che pensiamo. Oggi una serie di avvisaglie mi fa temere che questo possa essere un antefatto, un atto preliminare, e che The Big One debba ancora arrivare - e non tarderà a farlo. E che quando arriverà spazzerà via in un secondo tutti gli argini e i tabù culturali e morali che alcuni di noi hanno visto vacillare in questi mesi, e che hanno cercato di sostenere aggrappandovisi corpo mente e cuore, come scudi umani. Ho paura che The Big One spazzerà via gli argini, e con essi noi, molti di noi.
Se sarà così, non resterà altro che risalire la corrente in segreto, sulla scia di un airone, fino a quell’immenso silenzio che non possono cancellare dal luogo a cui la nostra integra persona - a fronte di un prezzo, certamente - potrà forse ancora avere accesso. Conosciamo le “porte regali”, le “siepi”: queste non potranno farle saltare come fecero i nazisti con il ponte rinascimentale da cui ho scattato questa fotografia.
Adesso ricaccio questo pensiero nel profondo. Faccio finta di non averlo mai pensato. E torno a lottare – insieme ai tanti compagni di viaggio – con fiducia, per i diritti naturali, civili, costituzionali di tutti, soprattutto dei più piccoli e dei più fragili. Come se per questi diritti, per questi piccoli, ci potesse essere uno splendido domani.

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