Con il pubblico adulto di Bibliocoop abbiamo parlato soprattutto dei temi sociali e politici che la narrazione sfiora: lo strapotere delle corporation che sempre più rappresentano l'unione tra logistica (acquisti on-line) e servizi digitali (surrogati delle esperienze fisiche); le due facce delle medaglia della globalizzazione liberista, dove al benessere opulento di una parte corrisponde necessariamente la miseria e lo sfruttamento di un'altra. Ho parlato del recente articolo dello psicologo sociale Jonathan Haidt, pubblicato in Italia da Internazionale, che mi ha impressionato per la durezza e la lucidità di un'analisi che tratta le stesse questioni che solleva il mio romanzo. Riporto qui un passaggio che ritengo cruciale:
"All'inizio degli anni dieci del Duemila qualcosa improvvisamente è andato storto per gli adolescenti. (...) Il declino della salute mentale è solo uno dei tanti segnali. La solitudine e la mancanza di amicizie tra gli adolescenti statunitensi hanno cominciato ad aumentare intorno al 2012. Da quell'anno anche i risultato scolastici sono peggiorati. (...) L'intrusione degli smartphone e dei social networks non è l'unico fattore ad avere modificato la vita infantile. C'è un retroscena importante, che comincia già negli anni Ottanta, quando abbiamo cominciato a privare sistematicamente i bambini e gli adolescenti della libertà, del gioco senza supervisione, delle responsabilità e delle possibilità di correre rischi, che favoriscono la competenza, la maturità e la salute mentale. Ma il cambiamento ha subito un'accelerazione all'inizio degli anni dieci, quando una generazione già privata dell'indipendenza è stata attirata in un nuovo mondo virtuale che ai genitori sembrava sicuro, ma che in realtà, per molti aspetti, è più pericoloso del mondo materiale."
Ma poi – bandendo la pesantezza, il moralismo e il pessimismo – torniamo a tuffarci nel libro, dove la fantasia si scatena, e vince, e un altro mondo è possibile, e gli anziani hanno qualcosa da insegnare ai ragazzini, e i bambini e i ragazzini hanno qualcosa da ricordare agli anziani. Perché la fantasia di per sé è ottimismo, è creazione, è gioia. È fiducia in tutte le possibilità a cui possiamo dare attuazione, con un pizzico di coraggio, di ingegno, di irriverenza e di collaborazione. La fantasia è già relazione, voglia di raccontare e di ascoltare.
Ma poi – bandendo la pesantezza, il moralismo e il pessimismo – torniamo a tuffarci nel libro, dove la fantasia si scatena, e vince, e un altro mondo è possibile, e gli anziani hanno qualcosa da insegnare ai ragazzini, e i bambini e i ragazzini hanno qualcosa da ricordare agli anziani. Perché la fantasia di per sé è ottimismo, è creazione, è gioia. È fiducia in tutte le possibilità a cui possiamo dare attuazione, con un pizzico di coraggio, di ingegno, di irriverenza e di collaborazione. La fantasia è già relazione, voglia di raccontare e di ascoltare.
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