blog di Carlo Cuppini

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lunedì 22 agosto 2011

Patrimonio, memorie, macerie

Articolo pubblicato su "Cultura Commestibile", inserto culturale del quotidiano "Il Nuovo Corriere di Firenze", 13/8/2011



Patrimonio, memoria, macerie, celebriamo il matrimonio mondiale dell’umanità, tutelato dall’Unesco, 800 meraviglie del mondo a portata di mano, in mancanza di equità confidiamo nei voli low-cost, potremo andare comunque a Petra nel week end, postiamo le foto su facebook, dài tagghiamoci un po’.
Patrimemoria, matrimonumenti, toponomastica viaria. Militi ignoti, parchi di rimembranze rimembranti il rimembrare – ma non il suo oggetto. Memoria di vittoria, di trattati, di stermini, di odio. Patrimodio, da tramandare per non scordare di sparare, perché è così che si fa. Le divisioni restino tali, la Divisione della Gioia, perbacco, Auschwitz, treni merci, mosaico balcanico con tasselli minati, Muro di Berlino, Palestina, fratelli a tempo determinato, frontiere tumorali, crescita incontrollata degli stati, Sudan Sudsudan Sudsudsudan Padàn.
Monumento celebrativo, commemorativo, con piccione incorporato. Memoria nella polis perdura finché fa litigare. Wojtyla a Termini in bronzo è campato tre mesi: oggi tra i turisti c’è chi lo scambia per il Duce. Comunque è controllato da due telecamere, che il barbone non ci vada nell’incavo a soggiornare. Statuaria cittadina non rivolta a poveracci; beati i privi di memoria: la pioggia acida non li corroderà.
Rinnegati i padri, noi, saccheggiate le eredità, ci siamo fatti padri a lunga conservazione, garantiti per 7000 anni, fin quando le ultime scorie nucleari si saranno spente, e i discendenti potranno finalmente obliarci, e smetteremo di essere totem di una passata civiltà, monumenti a perdere di un’archeologia tossica, e avremo finito di scontare la colpa di aver divorato il destino dei figli, per azionare i nostri luna-park, e torneremo tabula rasa, pulviscolo cosmico immemorabile, e dimenticheranno i nostri cognomi, e in pace concimeremo gli orti degli alieni.
Facciata di San LoRenzi, Santa Maria del Fiore e pure Santa Croce, insieme a una dozzina di David posteriori: smontare il tutto e rimontarlo più in là, su una collina del Chiantishire, portarci i turisti a 10 euro, luogo ideale per fare fotografie – e un attentato, virtuale – vero parco del Rinascimento unilaterale.
Infine frugare tra le braghe del padre, piene di escrementi da mondare, per accorgersi che avremmo avuto tante cose da dire, se solo non fossimo nati Qui Quo e Qua, abitanti di un mondo di zii di amici di “mi piace” e di varia umanità, senza traccia di padre né madre, senza passaggi di età.


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