blog di Carlo Cuppini

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mercoledì 3 agosto 2022

Mascherine a scuola - anno III

Prima di quella contro il green pass, la mia battaglia più accesa è stata quella contro le mascherine al banco nelle scuole.


In questi ultimi giorni abbiamo sentito alcune notizie interessanti intorno a questo tema.


La fondazione Gimbe sostiene che a settembre sarà necessario tornare a scuola con le mascherine perché nelle aule non sono stati installati sistemi di ventilazione e areazione. Per mio figlio che andrà in prima elementare sarà la sua prima mascherina. Per la mia grande sarà il terzo anno di scuola con la mascherina. Come loro, milioni di bambini e ragazzi.


Bassetti, commentando gli esiti di due ricerche convergenti nei risultati, una inglese e una scozzese, ci spiega che le rare e gravissime epatiti che hanno colpito alcuni bambini anche in Italia sono un frutto di lockdown, restrizioni e mascherine: cioè della mancata esposizione dei bambini per un tempo prolungato a virus comunissimi.


Una ricerca giapponese pubblicata su Nature ha rilevato che con l’uso prolungato della mascherina proliferano all’interno della stessa, e sul viso, funghi e batteri, alcuni dei quali potenzialmente responsabili di infezioni.


Tornando un po' indietro, l’OMS ce lo dice da due anni e mezzo che l’uso delle mascherine nelle scuole, soprattutto per i bambini, può comportare disagi e problematiche a livello di apprendimento, sviluppo emotivo e relazionale, sviluppo cognitivo, comprensione e comunicazione. Come ce lo dicono autorevoli pedagogisti, come Daniele Novara.

La terra devastata

Lo riferisco con riluttanza, con un certo sgomento.
Questa mattina mi sono attaccato al telefono per avere delucidazioni sull'ordinanza che vieta, tra le altre cose, di annaffiare orti e giardini a Firenze fino al 30 settembre (vedi post precedente "Declinazioni provinciali dello Stato etico").
L'impiegato della Direzione Ambiente che mi ha risposto mi ha detto che non sapeva niente e mi ha dato il diretto di un dirigente. Quello, appena ha capito che volevo parlare dell'ordinanza 157, mi ha stoppato e mi ha dato il numero della persona che ha scritto il documento (non farò il nome, perché lo scopo di questo post non è fare gogne mediatiche).
L'ho chiamata, mi ha risposto, abbiamo avuto una lunga e cordiale conversazione. Io non ho fatto polemiche: non volevo affermare le mie ragioni, volevo capire le sue, e per questo volevo che si sentisse a suo agio, che si sentisse compresa.
Le ho chiesto prima di tutto se l'ordinanza avesse delle omissioni, dei sottintesi, delle deroghe non espresse. Risposta: quello che c'è scritto è.
Le ho chiesto se quindi avrei dovuto lasciare seccare le mie piante di pomodori. Risposta: sì, a meno di ingegnarsi (attingere acqua a una fonte, ricavarla da un pozzo...).
Le ho chiesto del prato. Risposta: anche quello, da far seccare.
Le ho chiesto se, oltre ai pomodori e al prato, dovrei lasciar morire anche gli alberi e le piante che si trovano nel mio giardino. Risposta: eh, bisogna ingegnarsi.
Le ho chiesto se il Comune di Firenze è cosciente che questa ordinanza condanna alla distruzione migliaia di piante e alberi nel territorio comunale; le ho chiesto a che genere di idea "green" corrisponda questa strategia. Risposta: sì, certo, ne siamo coscienti, ma qualcosa bisogna sacrificare. È meglio sacrificare i suoi pomodori che un'attività produttiva, no?

lunedì 1 agosto 2022

Declinazioni provinciali dello Stato etico

A Firenze un'ordinanza comunale dispone il "divieto assoluto" di usare l'acqua del rubinetto per scopi diversi da quelli igienico e alimentare, compreso annaffiare orti e giardini. Questo, fino al 30 settembre.
Un mese fa i media locali ci informavano che l’invaso di Bilancino – riserva idrica per tutta l'area Fiorentina – era "pieno fino all'orlo", per il 95% della capienza, con una disponibilità di 65 milioni di metri cubi di acqua. Oggi, secondo l'ultimo livello idrometrico registrato il 26 luglio, ce ne sono 60 milioni di metri cubi. Insomma, Firenze non è in piena emergenza idrica.

Del resto, lo dice la stessa nota del Comune che accompagna l'ordinanza:
"Anche se il Comune di Firenze non è in emergenza idrica la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza regionale ed è fondamentale non abbassare la guardia."

Dunque, quale sarà la ragione di un provvedimento tanto impattante, che, se rispettato (e perché non dovrebbe esserlo, dal momento che per le infrazioni è prevista una multa fino a 500€?), determinerà la morte di migliaia e migliaia di piante e alberi, la distruzione delle coltivazioni, privando la città di parte del verde e molte famiglie di beni alimentari autoprodotti?

La ragione di tale provvedimento ce la spiega l'assessore all'ambiente Andrea Giorgio: “Si tratta di un'ordinanza che risponde ad una situazione critica e mira a orientare i comportamenti dei cittadini: infatti sebbene grazie all'invaso di Bilancino la città oggi non vive una situazione emergenziale, la siccità che affrontiamo e i cambiamenti climatici epocali in atto ci devono spingere a promuovere sempre più un approccio al consumo più attento alla risorsa idrica: tutti devono capire che ognuno di noi, con gesti all'apparenza piccoli, può fare la differenza e tutelare un bene comune fondamentale."

Viaggio al termine dell'umanità (sul "Caravan" di Michele Medda)

Non dirò come ho ricevuto i due volumi di questa monumentale graphic novel, opera dell'autore Michele Medda con una serie di illustratori per la parte visuale: vi basti sapere che i due tomi sono finiti nelle mie mani grazie a una di quelle circostanze che possono accadere solo durante fatti straordinari ed epocali, come potrebbe essere una pandemia. Perché accadano certe cose però non basta nemmeno che ci sia in corso una pandemia: bisogna anche essere "dalla parte sbagliata" della Storia. Dove è facile passare dal piangere di rabbia alle lacrime di commozione. Dove tutto è così pressantemente umano che in certi momento non sai più dove andare, dove guardare, come fare.

Questo accade a Davide Donati, il giovane protagonista di questo romanzo grafico potente, conturbante e profetico (parola sciatta e inflazionata, eppure in questo caso appropriata).
L'idea di Caravan nasce nel 2006, poi la storia esce tra il 2009 e il 2010 per Bonelli Editore come serie a fumetti in 12 episodi. Nel 2016 viene riunita in due volumi di 600 pagine l'uno, ed è un bene: perché il disegno complessivo è più importante dell'unitarietà dei singoli episodi.
Diciamolo subito: nella gran parte di queste avvincenti 1200 pagine non succede niente.
Succede tutto all'inizio, quando la normalità di una cittadina degli Stati Uniti viene sconvolta da un evento misterioso e i militari assumono il controllo, obbligando la popolazione a evacuare. Inizia il viaggio di migliaia di persone con le loro autovetture, al seguito della colonna dei militari. Non si conosce la direzione, non si sa nulla della minaccia, non si sa se si tornerà nelle proprie case, e quando. Non si sa nulla. I militari non sono autorizzati a parlare. Il sindaco è stato destituito per ordini arrivati da Washington. I cittadini di professione medici vengono "arruolati", dotati di divisa, accolti nella compagine dei militari. Viaggiano con loro, più comodi. Prestano assistenza alla popolazione, sotto il controllo dei militari. La gente terrorizzata dalla minaccia misteriosa, smarrita, assoggettata all'autorità delle divise e dei mitra, obbedisce a ogni disposizione. Vengono concesse pause con cadenze incomprensibili, si riparte, si viaggia di giorno, si viaggia di notte, arbitrariamente e senza spiegazioni. I militari amministrano la giustizia come capita all'interno di questa comunità sconvolta, resa da un giorno all'altro nomade. I militari provvedono a fornire i beni di prima necessità, a riparare gli automezzi in panne. Il diritto è sostituto dall'umore di chi ha in mano una pistola: cinismo, durezza, solidarietà, tolleranza, possono essere dispensati con uguale probabilità, a seconda del soldato con cui ti toccherà avere a che fare durante un diverbio.
Sotto una pressione psichica mai provata, le donne e gli uomini si avvicinano al punto di rottura della fibra che li sostiene: danno il peggio, danno il meglio, emergono pulsioni sepolte, e non sono sempre delle belle sorprese. Escono fuori le storie mai raccontate. E il viaggio è un carosello di storie, di salti avanti e indietro nel tempo, alla ricerca di una ricucitura con la memoria, in mancanza di una possibile ricucitura con un presente irriconoscibile.