blog di Carlo Cuppini

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giovedì 23 luglio 2020

I cani del virus

I cani del virus

La malattia era scomparsa, gli ospedali si erano svuotati. Ma il virus circolava, come milioni di altri virus, e loro volevano sapere esattamente chi lo aveva incontrato. Loro lo volevano fermare: volevano fermare il mare con un setaccio. Perché dalla guerra contro il virus dipendeva il loro potere, la loro stessa esistenza. 
Erano furiosi, si sentivano traditi da un microorganismo che, invece di continuare a mietere vittime e terrorizzare la popolazione rendendola inerme, batteva così presto in ritirata, scompariva dai radar, si adattava, pur di non estinguersi. Erano delusi da questa peste così poco caparbia, e qualcuno cominciava a guardarsi intorno, sperando di trovare in qualche angolo del mondo devastato la minaccia di altri mali, ben più terrificanti, che permettessero di tirare una riga e ricominciare: dove non erano riusciti i pipistrelli cinesi col covid, forse sarebbero riuscite le marmotte mongole con la peste bubbonica. 
Sfogavano la rabbia e la delusione sui cittadini: volevano stanare i positivi, segregarli a tempo indeterminato smembrando le famiglie, sottoporli a Tso, far ammalare i bambini, violentarli psicologicamente, mutarne la natura in qualcosa di ipocondriaco e socio-fobico, per essere i padroni del mondo domani. 
“Verremo a stanarvi nelle vostre case uno per uno”, aveva detto un governatore democratico. Che era il contraltare del “Vi ricacceremo nelle vostre case a calci in culo”, espresso in una precedente fase dell’emergenza da un altro rappresentante delle istituzioni. 
Ma non era così semplice stanare chicchessia: le app per il tracciamento erano state un flop clamoroso, e le persone si rifiutavano in massa di fare i test sierologici, così come si dichiaravano indisponibili a ricevere un vaccino creato in una manciata di mesi da aziende pluri-condannate per aver fatto profitti a danno dei malati. 
Del resto, per molti era difficile fidarsi di autorità che avevano mostrato una totale incompetenza, ben celata inizialmente dietro a un approccio autoritario e suadente, e in definitiva capaci soltanto di vietare e obbligare, addossando ai cittadini una colpa metafisica, un peccato originale. 
C’erano sempre quelli più realisti del re, che avevano dato dei terrapiattisti agli oppositori - salvo rivestire loro, ora, quel ruolo, arrivando a negare la realtà pur di non mettere in discussione la narrazione a cui avevano creduto. Ma il rapporto con le istituzioni era devastato, lo stato di diritto sovvertito, la Costituzione stracciata, e lo scontento cominciava a montare...
Così un giorno arrivarono con i cani.

(Il racconto è stato ispirato dalla notizia che sono in corso sperimentazioni per addestrare cani di diverse razze a individuare col giuro i positivi al Sars-Cov-2)

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