Una decina d'anni fa avevo lasciato Simone Spellucci che collaborava con la facoltà di Architettura, si interessava di ecoballe e di cultura underground, faceva il grafico, faceva l'orto, faceva il miele. Progettava passeggiate, era un sognatore. Se ho fatto il Cammino di Santiago e la mia vita è cambiata, nel 2008, è in gran parte colpa sua e dei suoi racconti. Poi a un certo punto prende e va a vivere in Spagna. Si mette a studiare serigrafia e altre tecniche di stampa. Ma che, vuole fare l'artista? Alla fine si presenta con un piccolo capolavoro, scritto da Amina Pallarés, pubblicato da Tres Tigres Tristes. E questo è quanto.
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