Lo scaffale dedicato alla critica della ragione pandemica si arricchisce di un nuovo volume: “La lezione del virus. Diario pandemico di un insegnante incredulo” di Nino Finauri, Edizioni Malamente.
È una bella notizia, per una serie di motivi.
Il primo è che le letture critiche della gestione del covid si contano sulle dita di due o tre mani, e solitamente, una volta pubblicate, devono percorrere una strada molto accidentata, tra attiva delegittimazione, indifferenza stizzita, boicottaggi, insulti distribuiti ad autore ed editore, censura totale sui social e su altri canali, ormai imprescindibili per la promozione di un libro.
Un’altra ragione per festeggiare l’uscita di questo libro è che non si tratta di un'ulteriore opera di saggistica, ma di un raro “libro saggio”: un libro, cioè, che esprime, tramanda, suscita, provoca saggezza. Ci ricorda la possibilità di essere saggi, purché prima si voglia essere liberi, e almeno un pochino coraggiosi, e anche sorridenti. Ecco, questo lo rende davvero unico. Tra queste pagine troviamo infatti la saggezza complessa della filosofia (l’autore è professore di filosofia al liceo), fatta di dubbio, ricerca intellettuale, inquietudine, discussione pubblica, salto agli ostacoli (della mala retorica), disvelamento di ciò che prima era velato, sfide dialettiche e sollecitazioni maieutiche. E accanto c’è la saggezza semplice della natura (l’autore è un passeggiatore silvestre, un esploratore di mari, un organizzatore cultural-rurale), fatta della flessuosità profumata dei fili d'erba, della voce robusta degli alberi, dell'andirivieni delle onde del mare, dei cicli delle stagioni, della ricchezza nella sobrietà, del rispetto sacro per la vecchiaia, dell’armonia degli ecosistemi.
Un libro saggio, dunque, che non vuole elaborare a posteriori i fatti del covid, che non rimarca le divisioni sociali, non pretende di insegnare, ma ripropone l’incredulità provata giorno per giorno e scritta nelle pagine di un diario pubblico tra il 2020 e il 2022.
Nell’attuale epoca post-pandemica (e pre-chissàcosa) abbiamo proprio bisogno di essere messi alla prova da quella incredulità. E questo è un altro motivo per cui il libro di Nino Finauri è importante, attuale e necessario. Necessario a tutti, vorrei dire; perché non è un libro buono per trovare conferme alle proprie posizioni (critiche), ma è un libro che mette in dubbio, che si mette in discussione, tanto saldo e incalzante nei principi quanto aperto e disponibile negli appelli al dialogo, a una elaborazione comune, popolare, umana, libera dai condizionamenti dei frontman e frontwoman della politica, delle istituzioni, della scienza, del giornalismo… insomma della classe dirigente. È un libro che spera di parlare a tutti, a chiunque voglia ascoltare. Ed è un libro che ascolta, se mai un libro può ascoltare (certo che può).
Ultimo ma non ultimo motivo per apprezzare il libro: i contributi critici di Samuele Giombi (dirigente scolastico), Matteo Giuliani (avvocato), Luca Imperatori (medico), Elisa Lello (sociologa) che lo arricchiscono e danno una prima, immediata attuazione a quel dialogo multidisciplinare, tra posizioni non unanimi, che l’autore evoca e stimola.
Infine, un motivo in più per sostenere la pubblicazione, e la casa editrice: Edizioni Malamente è nata solo due anni fa, dall’esperienza della rivista libertaria omonima, ed è una sfida che ha bisogno di essere sostenuta.
Resta da citare soltanto l'autore delle fotografie che punteggiano di una nebbia oscura, ispirata, possibilista - come nel momento tra il velare e il rivelare - il volume: Emanuele Bertoni.
L’autore e l’editore Luigi Balsamini mi hanno chiesto di scrivere la prefazione di questo libro, cosa che ho fatto con piacere. Ne riporto un passaggio:
“Negli anni pandemici Nino Finauri è stato tra le poche persone di cultura che instancabilmente, senza opportunistiche o tremebonde cautele, ha praticato pubblicamente il pensiero critico, ha messo in dubbio l’indubitabile (il principio di autorità), ha sti- molato dibattiti, ha decostruito il discorso del potere (come una volta facevano gli intellettuali di sinistra, anche a costo di sfilarsi dai ricatti morali delle emergenze e delle scelte ineluttabili), ha lanciato nell’aridità di una discussione pubblica piena di totem, tabù e dogmi il sasso della maieutica, il dubbio intorno all’efficacia e alla proporzione delle misure anti-Covid, la richiesta dell’onere della prova. E ancora: la forza dell’indignazione, il potere spiazzante del paradosso, la grazia del racconto allegorico, il pungolo dell’umorismo. Senza concedersi le chiusure dell’invettiva, del pre-giudizio, del sarcasmo.”
L’editore (che utilizza la licenza Creative Commons, meritando anche per questo un applauso) ha reso la prefazione interamente fruibile sul sito e se volete potete leggerla qui: https://edizionimalamente.it/.../Prefazione-Carlo-Cuppini...
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