blog di Carlo Cuppini

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lunedì 8 marzo 2021

Centomila morti

Chi di noi in questi 12 mesi non è stato toccato personalmente dalla tragedia? Ho amici che sono stati male, che se la sono vista brutta; altri che hanno perso il padre o la madre; tra gli amichetti dei miei figli qualcuno è rimasto senza un genitore, giovane, tragedia incommensurabile. Ho in mente i loro volti, e ho paura a incontrarli di nuovo, a trovarmi di fronte alle loro espressioni, ai segni della loro vita cambiata.

Io vorrei gridarlo: perché il Ministero della Salute si rifiuta di cambiare i protocolli di cura extra-ospedaliera, che da mesi alcuni tra i più autorevoli scienziati italiani definiscono – chiaramente, ma sottovoce – inadeguati, carenti e perfino pericolosi? Tra questi il presidente di AIFA - non ciarlatani.
Perché i tanti medici che, forti della propria esperienza, condividono questa critica, non fanno fronte comune e mettono chiaramente in mora il governo e gli organismi nazionali su questo aspetto che configura un immenso, doloso abbandono collettivo, una colossale omissione di soccorso, una paradossale e grottesca sostituzione della medicina (prevenzione e cure adeguate e tempestive) con la criminologia (segregazione, sanzioni, caccia alle streghe)?
Perché i più ascoltati e autorevoli virologi e immunologi sui media e sui social parlano soltanto dell’alternativa restrizioni/vaccini, e mai di cure?
Perché si sono messi i medici di base in condizione di abdicare alla loro missione? Perché, dannazione? Perché nessuno parla, salvo poche eccezioni che qualcuno, sistematicamente, tenta di delegittimare e mettere alla gogna, attraverso ridicole imboscate?
Perché in televisione vengono invitati personaggi compromessi e impresentabili per gettare discredito su tutta la categoria dei medici che, nonostante tutto, spesso sfidando a proprio rischio protocolli e indicazioni istituzionali, da un anno “si ostinano” a curare e a salvare la vita ai loro pazienti?
Perché l’altro ieri il famoso virologo influencer su twitter intimidiva brutalmente i medici che operano secondo scienza e coscienza, paventando e – sembrerebbe – auspicando denunce nei loro confronti da parte dei pazienti - quando l’iniziativa autonoma di centinaia e centinaia di medici ha dimostrato empiricamente, con una valanga di dati, di poter salvare vite assai più di quanto non faccia l’obbedienza a protocolli ingiustificatamente tardivi, approssimativi e inadeguati?
Scienziati, medici, ricercatori, perché tacete? E, se parlate, perché lo fate sottovoce, di nascosto, nel chiuso di chat private? Perché non vi esponete? Di cosa avete paura? Lo so bene di cosa avete paura, ed è più che comprensibile. Ma vi chiedo: fino a quando anteporrete una umana paura alla voce della vostra coscienza? 
E accanto a questo appello esprimo la mia grande stima e riconoscenza per i pochi che, con dignità e coraggio, fanno eccezione.
Non era la tutela della salute collettiva il punto supremo, il valore da anteporre a tutto, perfino ai principi della democrazia? Allora, di cosa stiamo parlando?
E’ vero che il Ministero della Salute ha affermato che “l’aggiornamento dei protocolli di cura non è la priorità”, come sarebbe stato riferito a Giorgio Palù, secondo quanto riportato dalla Bussola Quotidiana?
Speranza, Ricciardi e il CTS, tutti ancora lì al loro posto? E la salute verrebbe prima di tutto? Qualcuno mi vuole dire di cosa stiamo parlando? Quale tipo di psicopatologia ha stritolato le menti di un intero Paese? Il motivo è forse che rimuovere questi dai loro ruoli equivarrebbe a un'ammissione di responsabilità di una intera classe dirigente, politica e tecnica, tanto grande che non possiamo permettercela? Sarebbe uno choc troppo grande per la popolazione?
Ma la domanda resta - qualcuno l’ha posta sottovoce, ripetutamente, tra le righe, e io la amplifico: quanti morti, di questi centomila, sono imputabili direttamente a una scriteriata malagestione e ai suoi infiniti diversivi? I morti che conoscevo io, lasciati privi di cure per giorni, arrivati in ospedale in condizioni già gravi, si sarebbero potuti salvare, con protocolli diversi?
Cosa stiamo piangendo tutti insieme, oggi, con le braccia, i profili social, i nomi delle testate listati a lutto? 
La furia di un virus e un caso di imbecillità omicida insieme, osando però nominare soltanto la prima?
A un anno dall’inizio di questa storia, follia, ipocrisia, stupidità, paura, codardia e dolo si mescolano in un’Italia irriconoscibile: uno specchio deformante in cui io non riconosco il mio volto, né quello dei miei simili.

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