Nel libro di racconti brevi “Il mondo senza gli atomi”, uscito nel 2018 per Ensemble, ce n'è uno che si intitola “I vortici”. Parla di una strana pandemia (diremmo oggi, ma lì non è chiamata così) in cui le persone di punto in bianco iniziano a sparire: scompaiono nel nulla, cessano di esistere senza neanche morire, senza preavviso e senza spiegazione: puff! Non ne rimane traccia.L'allarme è altissimo. Gli scienziati studiano alacremente il fenomeno. Vengono impiegate immani risorse per venirne a capo e trovare una soluzione. Invano.
Un giovane ricercatore capisce tutto. Ma prima di riuscire a riferire le sue scoperte alla comunità scientifica, cade lui stesso in un vortice.
Si torna daccapo. Si brancola nel buio, le persone continuano a scomparire. Le autorità, per far vedere che si danno da fare, dispongono divieti e obblighi a caso. Ovunque regnano il panico e il caos.
A raccontare la storia in prima persona è un uomo qualunque, uno che legge il giornale al bar, che cerca di informarsi e di capirci qualcosa da solo, con i suoi limitati strumenti culturali. Un po’ come abbiamo fatto tutti noi in questo anno, di fronte alle trappole dell’infodemia, ai battibecchi tra esperti, all’improvvisazione indebitamente arrogante dei decisori, all'autorevolezza sostituita dalla vanità e dalla smania di potere, alle perdite personali, al dolore privato.
Insomma, a un certo punto quest’uomo ha un’intuizione: realizza che in tutti i casi riportati dai media, chi è sparito è sparito mentre era solo. Non si sono dati casi in cui qualcuno sia scomparso mentre era in compagnia di altri esseri umani: non so, mentre è a letto con la moglie, mentre fa colazione con i bambini, mentre aiuta una vecchina ad attraversare la strada, mentre riceve il resto dalla tabaccaia.
Allora si precipita: noleggia un furgone, lo riempie di scorte sufficienti a sostenere lui e la sua famiglia per anni, parcheggia in seconda fila, porta tutto dentro casa. Poi chiama la moglie e i bambini, li abbraccia fortissimo, lì, in mezzo a montagne di scatolette, barattoli, barrette di cioccolata. Dice loro che dovranno restare così, appiccicati, abbracciati, per un po’ di tempo: finché il pericolo non sarà passato.
Un lungo, ininterrotto, fortissimo abbraccio: e i vortici non potranno nulla contro di loro.
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Considerando certe tendenze in atto nella nostra società, non mi sento di escludere che racconti come questo, in un futuro non lontano, in caso di nuova pandemia o di chissà cosa, possano essere visti come una istigazione a compiere un reato, e vengano quindi censurati. A pensarci bene, in quest'ottica anche sugli altri quaranta racconti che compongono la raccolta potrebbero essere fatti diversi rilievi.
Io tengo famiglia. Quindi, nel caso, dico subito che sono prontissimo ad abiurare, a rinnegare tutto, a riscrivere i finali. O a gettare per primo il fiammifero sulla catasta di copie, in mezzo a piazza della Signoria o a Campo de' Fiori, per farle sparire per sempre dalla circolazione. Non voglio essere ricordato dalla storia come un criminale.
Voi, per non correre rischi, se per caso possedete una copia di questo libro, seguite il mio consiglio: disfatevene.
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