Due giorni fa annunciavo l'uscita del libro "Noi siamo l'opposizione che non si sente", voluto e curato da Giulio Milani, editore di Transeuropa, a cui con convinzione ho offerto un contributo, senza preoccuparmi di poter sfigurare accanto a protagonisti della letteratura italiana contemporanea come Ginevra Bompiani, Emanuela Nava, Aldo Nove, Antonio Rezza, Giovanni Agnoloni, Enrico Macioci e molti altri.
Transeuropa è una casa editrice storica, se non per anzianità, certamente per il peso che ha avuto e che ha nel panorama letterario italiano. Ricordo bene alcuni libri editi sotto questo marchio che hanno segnato la mia formazione letteraria nella tarda adolescenza. Nelle sue due vite (1987-2003, e poi dal 2003 sotto la guida di Giulio Milani) per Transeuropa sono passati Pier Vittorio Tondelli, Silvia Ballestra, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Giuseppe Culicchia, Enrico Brizzi ("Jack Frusciante" è stato scoperto e pubblicato per la prima volta da Transeuropa), Fabio Genovesi; e poi, per la saggistica, filosofi del calibro di Gianni Vattimo, Slavoj Žižek, Hans Georg Gadamer; e poi i poeti, uno straordinario spaccato del panorama italiano più vitale: Franco Arminio, Mario Benedetti, Maria Grazia Calandrone, Giovanna Frene, Marco Giovenale, Rosaria Lo Russo, Gilda Policastro, Laura Pugno, Italo Testa, accanto a molti altri.
Giulio Milani si è dato anima e corpo, fin dall'inizio della pandemia, a una critica lucida, radicale, onesta e indefessa della gestione politica del problema.
Giulio Milani non è un profeta, e non le ha "azzeccate" o "non azzeccate": è uno spirito libero e uno spirito critico, saldamente legato all'antifascismo, alla coscienza repubblicana, alla tradizione (di sinistra-sinistra, si dovrebbe dire, se oggi non suonasse ridicolo) della critica del potere: in senso artistico, letterario, politico e filosofico insieme, quindi, si potrebbe dire, in senso avanguardistico, nell'accezione del termine che ci hanno consegnato sia il primo sia il secondo Novecento.
Ci siamo incontrati sul terreno di questa militanza intellettuale.
Il blog letterario e di critica sociale "Gli imperdonabili", animato da Giulio Milani, ha accolto alcuni dei miei interventi più ampi e argomentati nel corso della pandemia.
Sono intervenuto, in dialogo con Giulio e con Peter Genito, alla rassegna di conversazioni sul web "Fuori controllo", per parlare soprattutto della pervasiva novità ed efficacia del linguaggio pandemico.
Qualche mese fa mi ha onorato l'invito a partecipare al volume che Giulio Milani stava progettando: una raccolta di pensieri critici sulla gestione della pandemia, concisi ma non occasionali, di persone attive nel mondo della letteratura e della cultura. Un caso unico nel panorama editoriale nazionale.
Ieri Giulio Milani è stato convocato in questura a Carrara per ricevere la notifica di denuncia penale per "istigazione a delinquere": per via di un video su FB in cui invitava la cittadinanza a farsi sentire con più forza, protestare contro le ingiustizie che si stanno consumando e in particolare il green pass.
Quale la modalità di protesta "delinquenziale" evocata ed "istigata" da Giulio Milani? Passeggiare per le strade della città, indugiando sulle strisce pedonali senza semaforo, per creare qualche disagio al traffico. In questura gli sono state prese le impronte digitali e sono state scattate le foto segnaletiche.
Dopo il TSO a Dario Musso per sedare la sua protesta pacifica, dopo quello inflitto allo studente liceale di Fano per mettere fine al suo atto dimostrativo contro la mascherina in classe, dopo gli idranti a massima pressione utilizzati contro un presidio di lavoratori, dove questi hanno ricordato al mondo cosa sia la non violenza e la resistenza passiva, dopo la polizia che carica gli studenti minorenni di un liceo che vorrebbero unirsi all'occupazione della scuola, per chiedere la rimozione delle restrizioni più disumane che stanno distruggendo la loro giovinezza, dopo il poliziotto che intimidisce e palpeggia una studentessa... abbiamo l'editore che alimenta e raccoglie il dissenso critico che viene trattato come un criminale.
Questa criminalizzazione del dissenso è l'orizzonte in cui si muovono la politica e la società italiane, come su un piano inclinato. Non importa che si stia finalmente uscendo dalla pandemia e che i membri del CTS stiano facendo le valigie perché ormai la commissione non serve più. Lo Stato, la classe dirigente, le élite – intendendo non solo la politica, ma anche i direttori di testate nazionali, e gli scienziati-influencer – continueranno ad alzare il tiro della repressione, adoperandosi perché tutto appaia necessario, inevitabile e "normale".
Quante volte in questi mesi ho detto: "questo è fascismo", e mi avete detto "se fosse fascismo non potresti neanche finire la frase"?
Quando capiterà davvero che non mi lasceranno neanche finire la frase, cosa mi direte? Che in fondo me la sono cercata, come Giulio Milani? Che in fondo bastava non avere la testa calda, e sarebbe andato tutto bene? Che in fondo, che me ne importava? Che in fondo, che ci vuole a credere, obbedire, combattere? Combattare quietamente, si intende: semplicemente "facendo il proprio dovere". Che non consiste nel pensare. Anzi, consiste nel non pensare: "fidarsi di chi sa", credere nella scienza, obbedire alle autorità. Per combattere la pandemia.
Che in fondo, è un po' come negli anni Trenta, no? Se stavi buono e facevi il tuo dovere, nessuno ti veniva a dare noia: campavi benissimo, ti compiacevi della paludi che venivano bonificate a tutto beneficio della salute pubblica, e potevi occuparti della tua famiglia, della tua carriera e delle tue passioni.
Pensando a questa vicenda che investe la vita di Giulio Milani – e che in qualche modo tocca chiunque abbia dato e stia dando un contributo al cantiere di riflessione del dissenso – mi viene istintivamente in mente un altro editore e attivista antifascista: Giangiacomo Feltrinelli. Erano altri tempi, d'accordo: altre visioni, altri rischi, altre angoscianti preoccupazioni, altri conflitti, altri modi di stare "dalla parte sbagliata della Storia".
Ma stasera vorrei dedicare idealmente a Giulio Milani una lettura integrale de "L'editore" di Nanni Balestrini: capolavoro della narrativa sperimentale italiana, dedicato proprio all'editore Feltrinelli, che per frammenti e senza punteggiatura, con continui salti narrato-logici, rimette insieme i frammenti della dignità insidiata di una grande figura; della cui integrità e saldezza c'era, c'è, un bisogno profondo.
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