Questa mattina sono stato nella scuola primaria Giacomo Matteotti – una grande, ariosa, bella scuola fiorentina – dove in questi giorni si svolge la Festa del Libro, con scrittori e scrittrici che vanno a incontrare gli scolari e una biblioteca che si anima di suggerimenti e novità.
Ero stato invitato per presentare “Il mistero delle meraviglie scomparse” alle classi quarte e quinte. E poiché il mio libro parla anche di libertà e di pace, è stato ovvio parlare di Matteotti, il cui spirito aleggia tra quei muri curiosi e istruiti.
Novantanove anni fa Matteotti fu ammazzato perché difendeva la libertà. Ma prima era stato isolato, e anche sbeffeggiato, dai suoi stessi compagni perché difendeva la pace. A quel tempo accadeva infatti che i “pacifisti” sostenessero con grande slancio, e perfino con una certa protervia, la “guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre”.
Il mio racconto fantastico parla di libertà – quella sfrenata e naturale che il fiume porta in mezzo alla città, in barba a tutte le sue (per carità, utilissime!) regole, norme e discipline. E parla di pace, sostenendo che nei conflitti il punto non è dare ragione a questo o a quello, ricostruendo tutta un'infinita filiera di torti e di prelazioni, ma anteporre il piacere della condivisione all'aggressività delle rivendicazioni. Il punto non è “di chi è, e chi può trarne vantaggio”, ma “chi se ne prende cura, e per chi”.
Abbiamo parlato anche di Giorgio La Pira, leggendario sindaco fiorentino che nel 1955 riuscì a radunare proprio a Firenze i sindaci di tutte le capitali del mondo per pronunciare e sottoscrivere tutti insieme una serie di solenni “mai più”; un evento che ha un’eco nel mio libro, dove si racconta del “grandissimo accordo di pace” siglato dai potenti della Terra proprio a Firenze.
I bambini e le bambine non hanno affatto un’idea astratta e favolistica di questi concetti, come qualcuno potrebbe pensare; al contrario, ne hanno una percezione molto concreta, ed è un piacere e un grande stimolo cimentarsi con loro in simili discussioni.
A scanso di equivoci, preciso che parlando di questi temi ci siamo fatti delle grandi e grasse risate, giocando con gli esempi più strampalati e inventando frammenti di racconti paradossali. Non c’è mica bisogno di essere pesanti, moralisti e contriti, per parlare di cose serie e anche drammatiche! Anzi, come ci ha insegnato Rodari, il buonumore è, è stato e sempre sarà la più potente arma contro le ingiustizie e contro il digrignante intristimento che da esse deriva. Insieme al potere liberatorio e chiarificatore dell’immaginazione.
Un grande ringraziamento alle libraie della libreria LibLab, che hanno suggerito il mio libro per la Festa del Libro, e alle maestre, ai maestri e alla dirigente della scuola Matteotti che hanno accolto il suggerimento. E un pensiero alato, pieno di fiducia, di incoraggiamento e di gioia, a tutte le bambine e i bambini che questa mattina ho incontrato.
(Sempre grazie a marcos y marcos, ça va sans dire.)
A scanso di equivoci, preciso che parlando di questi temi ci siamo fatti delle grandi e grasse risate, giocando con gli esempi più strampalati e inventando frammenti di racconti paradossali. Non c’è mica bisogno di essere pesanti, moralisti e contriti, per parlare di cose serie e anche drammatiche! Anzi, come ci ha insegnato Rodari, il buonumore è, è stato e sempre sarà la più potente arma contro le ingiustizie e contro il digrignante intristimento che da esse deriva. Insieme al potere liberatorio e chiarificatore dell’immaginazione.
Un grande ringraziamento alle libraie della libreria LibLab, che hanno suggerito il mio libro per la Festa del Libro, e alle maestre, ai maestri e alla dirigente della scuola Matteotti che hanno accolto il suggerimento. E un pensiero alato, pieno di fiducia, di incoraggiamento e di gioia, a tutte le bambine e i bambini che questa mattina ho incontrato.
(Sempre grazie a marcos y marcos, ça va sans dire.)
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