Stamattina, nel salone della Biblioteca Città Di Arezzo, ho incontrato bambine e bambini arrivati da tre piccoli borghi del Casentino (Capolona, 5000 abitanti; Pergine, 6000 abitanti, e Rassina, 1874 abitanti). Poi, percorrendo meravigliose strade in mezzo ai campi bagnati dalla pioggia, ci siamo spostati a Ciggiano (610 abitanti), dove, nella scuoletta accanto alla chiesetta, ho incontrato due classi.
(“Ci siamo spostati”: io e Barbara, che con le altre librarie della Casa sull’Albero ha proposto il mio libro alle scuole del territorio e organizzato questa magnifica quattro-giorni su e giù per il Casentino.)
Inutile dire che i piccoli lettori mi hanno ricoperto di entusiasmo, affetto, domande, storie, doni preziosi...
Visto il successo che ieri ha avuto l’esercizio di immaginazione sulle “cose che rendono bellissimo e unico il posto in cui vivi”, l’ho riproposto. E anche oggi non sono mancate risposte profonde, che meriterebbero di dare il "la" a una storia.
“La cosa che rende bellissimo il posto dove vivo è la mia famiglia.”
Per i bambini che ho incontrato oggi ciò che rende bellissimo e unico un posto sono soprattutto le relazioni (con esseri umani o altri animali). In totale, tra le varie classi, ho raccolto mezza dozzina di famiglie, quattro fratelli, una sorella, dieci cani, cinque gatti, sette tartarughe. Merita di essere citato “il cane dei nostri vicini, e anche mio fratello”. Poi c’è stato “il paesaggio che vedo quando apro la porta”, un “immenso bosco dietro casa mia”, un campo, “tutti gli animali e le piante intorno a casa”, “la torre del castello dove abito, anche se è vuota”, “uno straccetto con la testa di orso”, “un pupazzo gatto”. Poi c'è “una fotografia dove ci siamo io e la mia migliore amica”. Alla fine salta fuori anche la tecnologia, tutta in una classe: “un videogioco con Topolino”, “la mia playstation”, “il mio tablet e il mio gatto”.
Allora immaginiamo che un bambino si sveglia ed è sparita la sua famiglia. Dove può essere finita? Sarà soltanto un brutto sogno? O saranno stati gli alieni? "Forse sono partiti come in 'Mamma ho perso l'aereo!'"
E adesso immaginiamo una storia che comincia così: "Questa mattina è successa una cosa terribile: mi sono svegliata e la fotografia che mi ritrae accanto a Ginevra era scomparsa. Sta appesa sul muro accanto al letto, ed è la prima cosa che guardo appena mi sveglio, perché mi ricorda tutte le cose belle che ho vissuto insieme alla mia migliore amica, e mi fa pensare a quelle che ancora vivremo. L'ho cercata per terra, sotto il letto, ovunque: non c'era, e in casa nessuno ne sapeva niente. Allora, prima di andare a scuola, sono corsa da Ida, l'anziana signora dell'edicola, che sa tutto, o quasi. Ero certa che avrebbe saputo darmi un consiglio..."
Le maestre si impegnano a dedicare una mattina alla scrittura e alla lettura di queste storie: tanti misteri delle meraviglie scomparse quanti sono gli alunni.
Poi stuzzico i piccoli lettori: “Qualcuno si ricorda di che colore ha gli occhi Filippo?”
“Azzurri!”
“No, marroni!”
“Neri!”
“Avete ragione tutti! Perché nel libro non c’è scritto.”
“Ma come?! Io mi ricordo benissimo che li ha azzurri!”
“Te lo sei immaginato. Sembra incredibile, ma nei libri mancano tantissime informazioni essenziali. Eppure nessuno se ne accorge, perché la nostra immaginazione riempie tutti i buchi che incontra, come un bicchiere d’acqua versato su una dama cinese.”
Quello che può la loro immaginazione è raccontato dai lavori magnifici, realizzati con impegno straordinario, che al termine degli incontri mi mostrano con emozione e orgoglio.
“Visto che nel libro non ci sono le illustrazioni le abbiamo fatte noi, ognuno si è preso un capitolo, sono tutte qui dentro.”
Poi viene srotolato un foglio più grande di un lenzuolo che mostra con precisione infografica tutti gli approfondimenti che un gruppo ha fatto a partire dal libro: e tra foto, disegni e annotazioni c’è la storia, la storia dell’arte, la geografia, la scienza, la geometria, la conoscenza del territorio, l’educazione civica...
Una maestra: "Leggendo il libro ci è venuta voglia di andare a visitare la riserva naturale della Valle dell'Inferno, così abbiamo organizzato una gita per maggio."
Che bello, che un libro possa mettere in moto le gambe, oltre che l'immaginazione!
“Io ho una domanda: perché hai fatto ricomparire i monumenti in giro per il mondo, invece che farli sparire e basta?”
“Un motivo c’è, ma non ve lo dico… A qualcuno viene in mente?”
“Perché così si capisce che è stupido litigare per chi è il proprietario delle cose belle, che bisogna condividerle.”
“Bravissimo. Non si potrebbe dire meglio.”
Grazie di cuore a Barbara Gigli e alle fantastiche librarie di La Casa Sull'Albero Arezzo; alle maestre che hanno adottato questo libro e hanno inventato percorsi di lettura, di approfondimento e di creatività straordinari; alle biblioteche e alle altre realtà che hanno collaborato ai progetti di lettura; alle bambine e ai bambini che mi stanno riempiendo il cuore.
E grazie come sempre alla casa editrice marcos y marcos, che ha trasformato il mio racconto in un libro e in mille opportunità di incontro.
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