Durante la scrittura del romanzo, quel pallone è sempre stato nella mia mente. Entrato nelle prime pagine del libro come un oggetto del tutto marginale, ha finito per diventare un faro che mi ha aiutato a condurre i personaggi verso l’esito della loro rocambolesca avventura.
Il pallone reale che vedete nella foto è entrato nella mia vita una settimana dopo avere consegnato all’editore l’ultima revisione, e proviene dal mondo dell’immaginazione, grazie a una di quelle coincidenze strambe, inspiegabili e piene di significato. Passeggiando con mio figlio in un viottolo dietro casa ci siamo imbattuti in questa sfera arancione e rugosa. Era sporca, ammaccata e acciaccata, chiaramente abbandonata dal proprietario perché ritenuta irrecuperabile.
Per un attimo ho visto la realtà che sfarfallava.
Adesso il pallone è nel nostro giardino: è il pallone che nonno Taddeo ha lasciato a Luca perché si ricordasse sempre di lui e delle cose vere.
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