La copertina di Logout è stata disegnata da Alice Barberini per Marcos y Marcos.
Alice è un’illustratrice dal tratto minuzioso e composto, che riesce a portare nel più preciso realismo la dimensione incantata a vibrante della poesia e dell’immaginazione. Nei suoi albi, pubblicati da Orecchio Acerbo, ci sono i volti dei bambini, i loro sguardi, quelli degli animali, i voli degli uccelli e le loro prospettivi aeree, il mistero che ogni passante porta con sé.
Mi piace il disegno che ha fatto per “Logout”, che coglie dei dei tratti essenziali del romanzo: la prospettiva dal basso, terra-terra, del mondo fisico riconquistato; il disorientamento del ragazzino davanti all’ignoto, pari alla certezza che è proprio là che deve andare; la determinazione stampata sulla fronte liscia (che non si vede, ma si sente), che porterà a superare ogni impedimento, a partire da quella scarpa slacciata. La solitudine nell’avventura della crescita, anche; la solitudine in un mondo che a volte appare irriconoscibile, rispetto a ciò che i pianeti ci hanno una volta raccontato; e che pure possiamo tornare a riconoscere, riconoscendoci mutati in esso; mutati noi dal mondo, in un mondo mutato dalla nostra fragile, incisiva, incessante partecipazione.
Anche dei colori voglio parlare: il blu e il giallo. Non so se l’idea sia stata sua (un giorno glielo chiederò), ma appena ho visto la copertina ho pensato che quei colori univano involontariamente tre tappe essenziali del mio viaggio personale. Giallo e blu sono i colori di Urbino, mia città natale; sono i colori del Galluzzo, il quartiere di Firenze in cui vivo; sono i colori dei segnavia del Cammino di Santiago, più sacri delle ossa del santo per il pellegrino. E con Santiago ritorna la prospettiva terra-terra, quella della polvere del cammino, della scarpa slacciata, delle ginocchia sbucciate; il livello della rinuncia all’inessenziale, dal quale, alzando gli occhi, si vede un altro cielo, misteriosamente popolato, e molto più vicino.
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