blog di Carlo Cuppini

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venerdì 9 maggio 2025

Presidente Mattarella, dove sono i bambini di Gaza?

Ill.mo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
Le scrivo questa lettera perché lei rappresenta il vertice e allo stesso tempo l’insieme organico delle istituzioni italiane.
Per la stessa ragione, poiché le istituzioni sono di tutti i cittadini, oltre a inviargliela la rendo pubblica.
L’argomento è Gaza.
Non lo sollevo per fare o chiedere considerazioni sulle ragioni di ciò che sta accadendo, sul contesto, sul diritto alla difesa, sul diritto di combattere contro un’occupazione militare e un assedio, sulla proporzione e la legittimità delle azioni e delle ritorsioni delle due parti, sul diritto internazionale. Non intendo parlare del ruolo e della posizione dell’Italia rispetto a questa situazione.
La domanda che pongo, in effetti, riguarda esclusivamente il nostro Paese.
Perché non abbiamo accolto e non stiamo accogliamo in Italia i civili di Gaza, che sono oggettivamente messi a repentaglio ogni giorno, e che non possono essere accusati di alcuna responsabilità in ciò che è accaduto e che sta accadendo, e le cui vite vengono stroncate inesorabilmente, sistematicamente, giorno dopo giorno, da venti mesi?
È una domanda vaga, lo so, tacciabile di ingenuità.
Perciò gliene affianco un'altra più concreta e circostanziata.
Perché dopo il 7 ottobre 2023 nelle scuole italiane non sono arrivati migliaia di bambini palestinesi, come dopo il 22 febbraio 2022 ne sono arrivati migliaia di ucraini?
Chiunque abbia figli in età scolare ha vissuto in prima persona l’accoglienza dei piccoli profughi minacciati dai missili russi. In quell’occasione l’Italia, come Paese, ha messo in moto una tempestiva ed efficiente macchina del soccorso, dell’accoglienza e dell’integrazione.
Sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito si legge che “le studentesse e gli studenti ucraini accolti sono 22.788, di cui 5.060 nella Scuola dell'infanzia, 10.399 nella Primaria, 5.226 nella Secondaria di primo grado e 2.103 nella Secondaria di secondo grado.” La nota è datata 10 maggio 2022, perciò sono numeri relativi ai primi due mesi di aggressione russa.
Non abbiamo perso tempo, in quel caso, né badato a opportunità, difficoltà e spese.
Personalmente credo che possiamo essere orgogliosi di questa condotta. Di un orgoglio da non sbandierare, perché in fondo non abbiamo fatto altro che ottemperare a un dovere: quello del soccorso, appunto, della protezione di giovani vite umane.
Per i nostri figli, l’accoglienza dei bambini ucraini è stata ed è un’esperienza significativa e umanamente formativa, capace di far toccare con mano il valore della solidarietà, l’orrore della guerra, la possibilità e la bellezza dell’accoglienza e dell’integrazione (quando ci siano volontà e investimenti).
Allora, Presidente, torno a domandarlo:
Perché nelle nostre scuole non ci sono le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi di Gaza?
Che cosa li rende indegni di essere soccorsi, salvati, protetti, curati e istruiti?
Quali difficoltà, quali cavilli, quali ostacoli, quali conflitti diplomatici potrebbero contrastare la volontà di un Paese come l'Italia di salvare e proteggere quei bambini, se tale volontà ci fosse?
La richiesta di accogliere i bambini e i ragazzi di Gaza nelle scuole italiane è stata posta alle istituzioni italiane, tempestivamente, a poco più di un mese dall’inizio della distruzione di Gaza, anche attraverso un appello firmato da alcune migliaia di docenti.
Non so se sia mai stata data risposta a questo tentativo di interlocuzione. Di certo le cose non sono andate come auspicato dai firmatari.
Presidente. Oltre a macchiarci di un disumano e incancellabile crimine di omissione di soccorso – con implicita condanna a morte tra sofferenze atroci per molti bambini – stiamo anche insegnando ai nostri figli che ci sono bambini che “meritano” di essere soccorsi, salvati e protetti (a proposito di “merito”...) e bambini che non lo meritano. E che in ogni caso non è questione di umanità e di morale: è esclusivamente una questione di opportunità, anzi di opportunismo politico.
Presidente, stiamo insegnando ai nostri figli che il fatto di essere bambini e ragazzi non ha nessun valore di per sé; che non garantisce nessuna tutela di per sé. Perché tutto dipende dall’aggettivo che viene dopo. Stiamo insegnando loro che potresti contare meno del fango, se nel tuo caso dopo “bambino” ci fosse l’aggettivo sbagliato. Anche se il bambino con l’aggettivo giusto potrebbe in tutto e per tutto essere tuo fratello o il tuo compagno.
In conclusione, ripeto per la terza volta la stessa domanda, e questa volta chiarisco che non si tratta di una domanda retorica, che vale come un’invettiva o un’accusa. Non voglio inveire né accusare. La battaglia politica si fa nelle sedi opportune.
Io vorrei, voglio, penso di poter pretendere, una risposta a questa domanda:
Perché nelle scuole italiane non ci sono bambini salvati dalla distruzione di Gaza?
Con civile disperazione,
Carlo Cuppini

Lettera inviata al Presidente della Repubblica il 9 maggio 2025.

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