A Napoli, a Palazzo Reale, per il Campania Libri Festival, ho avuto un bellissimo incontro con ragazze e ragazzi delle scuole medie, in dialogo con un bravo e brillante Paquito Catanzaro. Ero stato invitato a parlare di "Logout" (marcos y marcos) che è la storia di una ribellione, che porta a una rivoluzione.
Perciò mi è sembrato opportuno, anzi necessario, iniziare l'incontro con una riflessione sulla ribellione - facendo dialogare quella a cui è dedicata la giornata di oggi con quella che Luca e i suoi compagni compiono attraverso le pagine di Logout. Perché, come ho detto ai ragazzi, i libri o ci parlano della nostra esperienza, del nostro tempo, dei nostri problemi e dei nostri dilemmi, oppure non servono a niente.
Hanno ascoltato tutti con un'attenzione impressionante. E quello che è venuto dopo è stato un dialogo, su Logout e sulle nostre vite, di adulti, di ragazzi, bellissimo e indimenticabile.
In treno, tornando a Firenze, ho trascritto a memoria quello che ho detto stamattina (arricchito da ulteriori pensieri scambiati con l'amico Fabrizio Masucci una volta concluso l'incontro). Ve lo propongo.
---
Sono felice di essere qui con voi in questa giornata molto particolare.
Questa è una giornata di protesta, di frustrazione, di sollevazione e anche di ribellione. Ribellione, sì: perché si stanno svolgendo ovunque atti di disobbedienza civile, gesti che infrangono delle regole e delle leggi. Bloccare il traffico stradale o ferroviario è un reato - lo è diventato con il recente "Decreto sicurezza" Lo sciopero della CGIL è stato dichiarato illegittimo dal garante, per via dei troppo brevi tempi di preavviso; eppure tantissime persone stanno aderendo a quello sciopero, sventolando le bandiere di quel sindacato.
I tentativi delle barche della Flottilla di sfondare il blocco navale imposto da Israele su Gaza sono un atto di ribellione. È vero che è il blocco israeliano a essere illegittimo, ma la contrarietà dei governi alla missione degli attivisti, le richieste insistenti delle più alte istituzioni di interrompere la missione, fanno apparire queste coraggiose iniziative come atti di ribellione, appunto, con tutto ciò che ne consegue. Gli attivisti arrestati si faranno mesi di carcere duro in Israele, a quanto dicono.
“Logout", il libro di cui parleremo tra poco, racconta una storia di ribellione. E credo che oggi sia giusto mettere in luce in modo particolare questo aspetto del romanzo. E penso che questa sia una buona occasione per fare una riflessione sulla ribellione. Cos’è? Cosa non è? Quanti tipi di ribellione esistono? E noi, dove ci collochiamo? Del resto, se i libri non ci aiutano a riflettere sulle nostre esperienze, sui nostri dilemmi, sulle nostre scelte, non servono a niente.
La ribellione non è semplice, non è facile, non è gratis. Non può esserlo. Se lo è, non è una vera ribellione probabilmente, ma è soltanto un’altra forma di obbedienza.
La ribellione pone sempre delle domande, anche scomode, ancora prima di affermare qualcosa. Le pone non al capo della ribellione, ma a te, a te e a te, a ogni singolo ribelle, individualmente.
Ci sono alcune domande che oggi vorrei sollevare e condividere con voi, non per trovare delle risposte, ma per lasciarle nell'aria mentre entreremo nel romanzo per conoscere le vicende di Luca e dei suoi compagni.
Perché l’energia ribelle che vediamo oggi nelle strade non si è scatenata sei mesi fa, un anno fa, due anni fa?
Perché la fortissima, urgentissima, a tratti selvaggia determinazione con cui oggi si condanna l’operato di Israele non si è manifestata quando l’esercito israeliano ha iniziato a radere al suolo sistematicamente ospedali, scuole, università, luoghi sacri, oltre a migliaia di abitazioni, e a uccidere decine di migliaia di persone innocenti e inermi che dormivano nelle loro case o nelle tende dove si erano rifugiate, comprese migliaia di bambini, e a distruggere intenzionalmente infrastrutture civili necessarie per sopravvivere, e a imprigionare migliaia di persone senza accuse, senza processo, senza assistenza legale?
Perché l’iniziativa della flottiglia è stata capace di smuoverci più di tutto questo che era già accaduto?
Nei giorni scorsi è stato detto: “Se bloccano la flottiglia blocchiamo tutto”. Questo è stato un po’ lo slogan di questa mobilitazione. E così sono andate le cose.
E allora domando:
Possibile che l’azione di Israele contro la Flottilla - brutale, violenta e illegittima, ma incruenta - sia considerata più grave di ciò che Israele ha compiuto contro la popolazione di Gaza negli ultimi 24 mesi, al punto da vincolare a quel “se” la nostra intenzione di mobilitarci in massa?
Non voglio sminuire l’importanza della grande sollevazione a cui stiamo assistendo in questi giorni, e a cui molti di noi stanno partecipando, come è dimostrato anche da alcuni segni distintivi che si vedono in questa sala. Tutt’altro.
Quello che voglio dire è che la vera ribellione – quella che non può essere strumentalizzata e che lascia davvero il segno, nel ribelle come nella porzione di mondo che lo circonda – è inseparabile da tre elementi, che sono:
il pensiero critico
il coraggio
l’anticonformismo.
È un fuoco di paglia una ribellione in cui masse di persone si lasciano trasportare dal clima generale e dagli slogan. È potente la ribellione in cui ciascuno si mobilita mettendosi in gioco personalmente, dopo essersi fatto molte domande ed essersi infine risposto: “Sì, questo io non lo posso tollerare, fossi anche l'unica persona al mondo a pensarla in questo modo. E questo è ciò che sono disposto a rischiare, e a pagare, per contrastarlo”.
Luca, il protagonista di “Logout”, è un ragazzino di 12 anni. È un po’ introverso, non ha un carattere competitivo, non ha grandi ambizioni. L’ultima cosa che desidera per se stesso è diventare un eroe, o essere un ribelle.
Eppure la rivolta che rovescerà le sorti del suo Paese partirà proprio da lui. E da lui si estenderà ad altri amici e compagni che già covavano, ciascuno dentro se stesso, i germi della ribellione. E da loro, grazie alla grande missione che si troveranno a compiere, la forza del cambiamento raggiungerà tutta la popolazione. Fino a causare il crollo di una terribile tirannia, feroce, totalitaria e invisibile.
La rivolta di Luca infatti è la rivolta contro un mondo perfetto, perfettamente organizzato, dove non si può dissentire, perché non ci sono motivi per dissentire. Non si può uscire di casa, perché non ci sono ragioni per uscire di casa. Non si può protestare, perché non ci sono ragioni per protestare.
E non si può desiderare, perché ogni desiderio viene istantaneamente esaudito, prima ancora di poterlo sperimentare, dallo Stato-Azienda-Carcere.
Noi, che sappiamo quanto siano importanti i desideri, e sappiamo quanto sia potente e gravido di conseguenze l'atto di desiderare, noi dobbiamo fare caso a cosa desideriamo. Dobbiamo sceglierli bene, i nostri desideri. E dopo averli scelti con cura, non dobbiamo farceli rubare. Mai. Da niente e da nessuno.
Perciò mi è sembrato opportuno, anzi necessario, iniziare l'incontro con una riflessione sulla ribellione - facendo dialogare quella a cui è dedicata la giornata di oggi con quella che Luca e i suoi compagni compiono attraverso le pagine di Logout. Perché, come ho detto ai ragazzi, i libri o ci parlano della nostra esperienza, del nostro tempo, dei nostri problemi e dei nostri dilemmi, oppure non servono a niente.
Hanno ascoltato tutti con un'attenzione impressionante. E quello che è venuto dopo è stato un dialogo, su Logout e sulle nostre vite, di adulti, di ragazzi, bellissimo e indimenticabile.
In treno, tornando a Firenze, ho trascritto a memoria quello che ho detto stamattina (arricchito da ulteriori pensieri scambiati con l'amico Fabrizio Masucci una volta concluso l'incontro). Ve lo propongo.
---
Sono felice di essere qui con voi in questa giornata molto particolare.
Questa è una giornata di protesta, di frustrazione, di sollevazione e anche di ribellione. Ribellione, sì: perché si stanno svolgendo ovunque atti di disobbedienza civile, gesti che infrangono delle regole e delle leggi. Bloccare il traffico stradale o ferroviario è un reato - lo è diventato con il recente "Decreto sicurezza" Lo sciopero della CGIL è stato dichiarato illegittimo dal garante, per via dei troppo brevi tempi di preavviso; eppure tantissime persone stanno aderendo a quello sciopero, sventolando le bandiere di quel sindacato.
I tentativi delle barche della Flottilla di sfondare il blocco navale imposto da Israele su Gaza sono un atto di ribellione. È vero che è il blocco israeliano a essere illegittimo, ma la contrarietà dei governi alla missione degli attivisti, le richieste insistenti delle più alte istituzioni di interrompere la missione, fanno apparire queste coraggiose iniziative come atti di ribellione, appunto, con tutto ciò che ne consegue. Gli attivisti arrestati si faranno mesi di carcere duro in Israele, a quanto dicono.
“Logout", il libro di cui parleremo tra poco, racconta una storia di ribellione. E credo che oggi sia giusto mettere in luce in modo particolare questo aspetto del romanzo. E penso che questa sia una buona occasione per fare una riflessione sulla ribellione. Cos’è? Cosa non è? Quanti tipi di ribellione esistono? E noi, dove ci collochiamo? Del resto, se i libri non ci aiutano a riflettere sulle nostre esperienze, sui nostri dilemmi, sulle nostre scelte, non servono a niente.
La ribellione non è semplice, non è facile, non è gratis. Non può esserlo. Se lo è, non è una vera ribellione probabilmente, ma è soltanto un’altra forma di obbedienza.
La ribellione pone sempre delle domande, anche scomode, ancora prima di affermare qualcosa. Le pone non al capo della ribellione, ma a te, a te e a te, a ogni singolo ribelle, individualmente.
Ci sono alcune domande che oggi vorrei sollevare e condividere con voi, non per trovare delle risposte, ma per lasciarle nell'aria mentre entreremo nel romanzo per conoscere le vicende di Luca e dei suoi compagni.
Perché l’energia ribelle che vediamo oggi nelle strade non si è scatenata sei mesi fa, un anno fa, due anni fa?
Perché la fortissima, urgentissima, a tratti selvaggia determinazione con cui oggi si condanna l’operato di Israele non si è manifestata quando l’esercito israeliano ha iniziato a radere al suolo sistematicamente ospedali, scuole, università, luoghi sacri, oltre a migliaia di abitazioni, e a uccidere decine di migliaia di persone innocenti e inermi che dormivano nelle loro case o nelle tende dove si erano rifugiate, comprese migliaia di bambini, e a distruggere intenzionalmente infrastrutture civili necessarie per sopravvivere, e a imprigionare migliaia di persone senza accuse, senza processo, senza assistenza legale?
Perché l’iniziativa della flottiglia è stata capace di smuoverci più di tutto questo che era già accaduto?
Nei giorni scorsi è stato detto: “Se bloccano la flottiglia blocchiamo tutto”. Questo è stato un po’ lo slogan di questa mobilitazione. E così sono andate le cose.
E allora domando:
Possibile che l’azione di Israele contro la Flottilla - brutale, violenta e illegittima, ma incruenta - sia considerata più grave di ciò che Israele ha compiuto contro la popolazione di Gaza negli ultimi 24 mesi, al punto da vincolare a quel “se” la nostra intenzione di mobilitarci in massa?
Non voglio sminuire l’importanza della grande sollevazione a cui stiamo assistendo in questi giorni, e a cui molti di noi stanno partecipando, come è dimostrato anche da alcuni segni distintivi che si vedono in questa sala. Tutt’altro.
Quello che voglio dire è che la vera ribellione – quella che non può essere strumentalizzata e che lascia davvero il segno, nel ribelle come nella porzione di mondo che lo circonda – è inseparabile da tre elementi, che sono:
il pensiero critico
il coraggio
l’anticonformismo.
È un fuoco di paglia una ribellione in cui masse di persone si lasciano trasportare dal clima generale e dagli slogan. È potente la ribellione in cui ciascuno si mobilita mettendosi in gioco personalmente, dopo essersi fatto molte domande ed essersi infine risposto: “Sì, questo io non lo posso tollerare, fossi anche l'unica persona al mondo a pensarla in questo modo. E questo è ciò che sono disposto a rischiare, e a pagare, per contrastarlo”.
Luca, il protagonista di “Logout”, è un ragazzino di 12 anni. È un po’ introverso, non ha un carattere competitivo, non ha grandi ambizioni. L’ultima cosa che desidera per se stesso è diventare un eroe, o essere un ribelle.
Eppure la rivolta che rovescerà le sorti del suo Paese partirà proprio da lui. E da lui si estenderà ad altri amici e compagni che già covavano, ciascuno dentro se stesso, i germi della ribellione. E da loro, grazie alla grande missione che si troveranno a compiere, la forza del cambiamento raggiungerà tutta la popolazione. Fino a causare il crollo di una terribile tirannia, feroce, totalitaria e invisibile.
La rivolta di Luca infatti è la rivolta contro un mondo perfetto, perfettamente organizzato, dove non si può dissentire, perché non ci sono motivi per dissentire. Non si può uscire di casa, perché non ci sono ragioni per uscire di casa. Non si può protestare, perché non ci sono ragioni per protestare.
E non si può desiderare, perché ogni desiderio viene istantaneamente esaudito, prima ancora di poterlo sperimentare, dallo Stato-Azienda-Carcere.
Noi, che sappiamo quanto siano importanti i desideri, e sappiamo quanto sia potente e gravido di conseguenze l'atto di desiderare, noi dobbiamo fare caso a cosa desideriamo. Dobbiamo sceglierli bene, i nostri desideri. E dopo averli scelti con cura, non dobbiamo farceli rubare. Mai. Da niente e da nessuno.

Nessun commento:
Posta un commento