Come le fiabe, è anche una storia luminosa e piena di promesse: promette premi, però, che possono essere guadagnati soltanto al prezzo di compiere percorsi pericolosi, cedevoli, fatti di spaventi, turbamenti, dubbi ed errori. Dove il coraggio non è il contrario della paura ma è il dono, in forma di possibilità, che l’avere paura offre.
Per attraversare questi luoghi oscuri e profondi e raggiungere, almeno temporaneamente, la luce del giorno, non vanno bene le trame lineari, apollinee, che procedono come rompighiacci narrativi nel materiale indistinto della vita. Bisogna procedere per volute, spire, ondate, assopimenti e risvegli, intuizioni ed esitazioni, decisioni improvvise, parole avventate.
È questo il modo in cui passa la notte più importante di Maia, adolescente in bilico sul bordo dell’infanzia, e di Luigi, il fratello maggiore che non sa ancora qual è il suo posto nella vita. Maia è attratta e e spaventata dal grande salto che sente di dover compiere; ascolta tutto, ha antenne sensibili, cerca segnali che le diano chiarezza e comprensione, e li capta dovunque: nei doni che le fa il salice, nei rumori notturni della casa in cui lei e Luigi sono rimasti eccezionalmente soli, senza genitori e anche senza corrente, in un buio che è labirinto, pericolo e anche ri-velazione. Un serpente intrufolatosi in casa, i libri dell’infanzia, la fiaba di Biancaneve, la paura di confrontarsi con i genitori, e quella di essere abbandonati da loro, la paura di crescere e quella di non riuscire a crescere. Il coraggio che si rende necessario, e che porta chiarezza nel cuore: un colpo netto che fa suonare all’unisono e in armonia le sue corde.
Il teatro, i burattini, il bosco e i suoi animali, il viaggio, la fratellanza, con la sua forza solare, la sua notturna ambiguità. Il buio che fa vedere, la luce che acceca; il buio che nasconde, la luce che costringe le cose a mostrarsi nel loro ordine. La solitudine, infine: il luogo dove non si è separati dagli altri e dal resto mondo, ma dove si attinge alla sorgente del Sé.
Tanti simboli, tanti riferimenti, espliciti o nascosti, a figure e significati della ricerca interiore, psicologica, archetipica.
Questo è Notte, e altro ancora. Perché non tutto si può dire.
PS: La lettura mi ha tanto più coinvolto ed emozionato, essendo la mia, nostra (in fondo sua e basta) Maia così vicina alla Maia del libro. Sul bordo dell’infanzia, incerta se saltare indietro o in avanti; nello sguardo, a volte, un labirinto in cui si intrecciano liane di luce e di buio, da attraversare da sola; nel volto, in certi momenti, la gravità di chi sa che non può sottrarsi a un compito che l’aspetta, che pare troppo grande e costoso. Ma è la vita.

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