blog di Carlo Cuppini

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giovedì 26 giugno 2025

Qualche riflessione su riarmo e aumento delle spese militari

Sul riarmo e l’aumento delle spese militari al 5% del PIL, approvato l’altro ieri anche da Meloni al vertice Nato (da tutti i leader europei tranne Sanchez, in effetti): siete sicuri di avere capito bene di cosa stiamo parlando? La calma, anzi l’indifferenza, che vedo intorno a me mi fa sorgere qualche dubbio. Vediamo un momento insieme. È importante.

L’Italia oggi spende l’1,7% del PIL in armi, difesa ecc. Si tratta di 33 miliardi di euro all’anno.
Arrivare al 5% del PIL significa triplicare la spesa, arrivando a spendere circa 100 miliardi di euro all’anno.

Cosa significa 100 miliardi di euro?

Se questi soldi dovessi metterli io - se la Meloni venisse a casa mia e mi dicesse: “Sei stato cattivo, antipatriottico, disfattista: quindi da adesso la spesa militare italiana la paghi tu” - per procurarmi quella cifra dovrei lavorare 4 milioni di anni. Immagino che per molti di voi che leggete sarebbe lo stesso, mille anni più mille anni in meno. Questa cosa si potrebbe anche dirla così: da oggi sarà come se 4 milioni di italiani che percepiscono uno stipendio medio lavorassero per dare il 100% della loro retribuzione netta allo Stato per le armi. 

mercoledì 25 giugno 2025

Cosa è una persona?

Qualche giorno fa una piccola tartaruga è morta. Aveva tre anni, viveva nel nostro giardino da due. In primavera, dopo il letargo, l’avevamo liberata dal recinto sull’erba in cui era stata confinata e protetta. In questi mesi aveva preso confidenza con lo spazio del giardino, aveva socializzato con le sue due simili più grandi, la micro comunità di tartarughe si era allargata e rafforzata con continui gesti di conoscenza, curiosità, affetto e cura tra loro. Aveva imparato a conoscere i due gatti; con noi umani il rapporto era cresciuto velocemente. Tra i bambini e la piccola tartaruga, soprattutto, la relazione si era approfondita e intensificata, attraverso un linguaggio costruito giorno dopo giorno, fatto di gesti, movimenti e posture riconoscibili, di appuntamenti, di dimostrazioni di fiducia, di forme - minime e primitive, forse, ma reali - di reciprocità. Le naturali insidie di cui il mondo naturale è pieno le sono costate la vita.
Io e Ramona siamo rimasti costernati e addolorati, scoprendo il suo corpo dilaniato da qualche rapace. Le immagini di quel corpo mi sono tornate in mente per due giorni e due notti. Al dispiacere si è sommato subito un senso di colpa - inutile quanto inevitabile - pieno di domande sulla responsabilità che ci siamo assunti accogliendola in casa, sull'esserne stati o meno all'altezza.
Mi è stato impossibile non pensare al dialogo tra il Piccolo Principe e la Volpe sull’addomesticamento:
“Che cosa vuol dire addomesticare?"

venerdì 6 giugno 2025

La guerra non esiste

Per essere davvero pacifisti - mi correggo: per essere davvero umani e, come umani, vivi - dovremmmo convincerci sinceramente, profondamente, che la guerra non esiste. Dovremmo rigettare integralmente questa parola. Perché è la parola stessa che offre esistenza a un fenomeno, rendendolo in qualche modo plausibile, giustificato nel suo manifestarsi, in fondo accettabile. Al punto che esistono un “diritto bellico” e i “crimini di guerra” (come se esistesse qualche aspetto della guerra, qualche sua manifestazione, non riconducibile alla dimensione del crimine). 

Dire “guerra” significa stare sul piano dell'astrazione e soprassedere pigramente su tutto ciò di molto concreto che questa parola pretende di rappresentare e significare. Questo vale per tante parole. Ma nel caso di “guerra” è più grave, perché tra l'uso comune del sostantivo astratto e la natura dei fatti concreti che esso rappresenta esiste una dismisura assoluta.
Non dire guerra non per per rimuovere la guerra dalla coscienza, ma al contrario, per non normalizzarla e ridimensionarla.
Faccio un esempio limite di quello che sto dicendo, per rendere più chiaro il concetto: in alcune religioni il nome di dio è impronunciabile; non si dà proprio; perché qualunque nome segnerebbe una dismisura inaccettabile rispetto a ciò che vorrebbe rappresentare; assegnare un nome a dio vorrebbe dire limitarlo, banalizzarlo. 
È questo che intendo. L'orrore della guerra è illimitato. Se dovessimo parlare di guerra, senza usare l'etichetta che mettiamo sul barattolo che contiene i fatti che la costituiscono, dovremmo usare un giro di parole destinato a non finire mai.

giovedì 5 giugno 2025

Un comando Nato a Firenze

UNO: Ci dicono che la Russia attaccherà la Nato entro una manciata di anni.
Pare che Starmer stia preparando il Regno Unito alla guerra atomica contro la Russia, e qualcosa di analogo sta facendo la Germania. Ci hanno insegnato a preparare un kit di sopravvivenza. Non si parla d'altro che di guerra, armi, bunker, ordigni dell'apocalisse, riarmo, warfare, coscrizione.

DUE: Due anni fa è stata approvata la creazione di un comando Nato di primaria importanza strategica alle porte di Firenze, a un tiro di schioppo dal centro storico (5 km dalla Basilica di Santa Croce, che contiene, tra molti altri tesori, gli affreschi di Giotto). In mezzo alle abitazioni civili del rione fiorentino di Rovezzano, un'area di 10.000 metri quadrati sarà destinata al nuovo quartier generale permanente della Multinational Division South (Mnd-S) della NATO, che coordinerà le operazioni e le comunicazioni delle forze terrestri nel Sud dell'Europa.

TRE: Sul sito del Comune di Firenze si legge: "Il fronte di guerra si avvicinava a Firenze, che ingenuamente, tutti credevano fosse immune dai bombardamenti per la presenza dell'importante patrimonio artistico, ma non fu così. Firenze subì sette bombardamenti: il 25 settembre 1943, il 18 gennaio 1944, l'8 febbraio 1944, l'11 marzo 1944, il 23 marzo 1944, il 1 e il 2 maggio 1944. Furono colpite le zone di Campo di Marte, San Gervasio, le Cure, Sesto, Castello, Novoli, Rifredi, Careggi, San Jacopino, Porta al Prato. I bombardamenti angloamericani miravano a distruggere gli snodi ferroviari, attraverso i quali viaggiavano i rifornimenti alle truppe tedesche, e le fabbriche ormai in mano alla Germania nazista. L'obiettivo ultimo era fiaccare la Germania hitleriana e l'Italia fascista e spingere alla ribellione la popolazione. Ma le bombe colpirono case e strade, dove centinaia di persone rimasero vittime. Bombardamenti a tappeto, carpet bombings."
Se nel 1944 lo hanno fatto gli angloamericani, chissà per quale spirito caritatevole oggi non dovrebbe farlo qualche attuale nemico della Nato, sapendo che a Firenze si trova un comando strategico della stessa.

martedì 3 giugno 2025

La mia storia, un tombino, La Pira

Qualche giorno fa sono stato in una scuola primaria di Calenzano per incontrare le bambine e i bambini di una classe quarta che avevano letto il mio libro “Il mistero delle meraviglie scomparse” (Marcos y Marcos).
Come sempre, è stata per me un’esperienza bellissima, gratificante e commovente. I piccoli lettori avevano mille curiosità, tante domande intelligenti, una fila di osservazioni acute.
Mi hanno ascoltato con attenzione vibrante (nonostante la mia chiacchiera e le mie divagazioni), mi hanno mostrato con orgoglio i lavori creativi che hanno fatto a partire dal libro. In quello che vedete nella foto hanno rappresentato in modo tridimensionale, con grande cura, il bicchiere d’acqua in cui Filippo vede, come in una magica palla di vetro, l’immagine di un altro bambino che vive in una terra povera, forse tormentata da conflitti e violenze, in una capanna in cui non c’è praticamente nulla. Un bambino meno fortunato di Filippo, per nascita, soltanto per nascita. Al quale, in modo misterioso, è stato portato il gioco che il fiume Arno aveva sottratto a Filippo. È grazie a questa visione che Filippo accetta di separarsi da quel gioco - un bellissimo cavaliere argentato - e smette di aspettarsi la sua restituzione. In quel momento, in piedi in cucina, mentre nessuno lo osserva, diventa più grande, più consapevole di tante cose.
La storia del bambino senza nome visto dentro un bicchiere è solo una piccola storia nella storia, all’interno del mio libro: occupa soltanto poche righe, ma forse è il vero cuore del racconto. I bambini che ho incontrato venerdì scorso devono averlo capito, e hanno realizzato questa opera.

domenica 1 giugno 2025

I lunedì senza i social, e Meta che va alla guerra (con il nostro contributo)

È passata una settimana dallo scorso lunedì senza social, e mi rendo conto che in questi giorni sono stato sui social pochissimo, solo per dare una sbirciatina ogni tanto, lasciare un paio di commenti a post intelligenti, fare un post per informare di una presentazione libraria. E basta.
Non è che non abbia avuto l'impulso di scrivere post di carattere personale e politico. Ma questi impulsi non sono mai stati sufficientemente intensi, e non sono mai durato sufficientemente a lungo, per convincermi a prendere un dispositivo e passare i minuti necessari.
Che vi devo dire?
Non so bene... lascio la parola a Julie Double (prendendo un suo commento sotto un mio precedente post su Fb "lunedì senza i social"):

"Ho iniziato domenica, ho fatto quasi tutto lunedì senza social (mi sono dovuta collegare brevemente a telegram per un impegno chenon potevo saltare), sono ritornata qui su Fb solo ieri sera. Sta diventanto una dipendenza al contrario: meno li uso e meno li mancano. Meno li uso e più scopro che mi manca la vita vera, quella fatta di aria all'aperto, di cose che si colgono con tutti i sensi e, soprattutto, di buon senso. Sono ripensamenti che vanno ben oltre la tastiera e che spero mi porteranno ben lontano."